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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:22.
La sfida più difficile delle facoltà di area socio-politica è oggi decifrare le richieste del mercato del lavoro. «Accanto alla preparazione didattica – dice Fabio Rugge, preside di scienze politiche all'Università di Pavia – ci siamo accorti, ad esempio, che le aziende e la Pa chiedevano ai neolaureati abilità accessorie come la capacità di scrittura, di presentazione e di argomentazione. E per chi punta a una carriera di respiro internazionale abbiamo attivato corsi di arabo, cinese e giapponese che, in cinque anni di università, possono essere imparate a un certo livello».
Le opportunità di stage (e di lavoro) vanno cercate, in base all'indirizzo di studi scelto, presso le Pa, le associazioni sindacali, i partiti politici, gli istituti di ricerca, le organizzazioni governative e non governative (Onu, Nato, Consiglio d'Europa, ma – va detto – solo per pochi). Aggiunge Maria Serena Piretti, preside di scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì: «Accanto al classico filone internazionale, i nostri laureati si ricavano altre nicchie nella "filiera criminologica", in ruoli da operatori della sicurezza incaricati del monitoraggio e gestione di ambienti collettivi, dai centri commerciali agli aeroporti».
Passando a sociologia, Mauro Magatti, preside delel facoltà alla Cattolica di Milano, spiega: «L'obiettivo è formare profili professionali dotati di competenze metodologiche nell'analisi dei dati, dei fenomeni e delle trasformazioni sociali e culturali». Il sociologo trova così spazi nelle società di ricerche di marketing, di sondaggi d'opinione e sondaggi elettorali, negli uffici studi, nella gestione del personale di enti pubblici e privati, nell'organizzazione e nella gestione del settore no profit e della comunicazione.
«Oltre a questi campi ormai consolidati – interviene Bruno Dellago, preside di sociologia all'Università di Trento – se ne potrebbero aggiungere altri: nei prossimi 5 anni penso, ad esempio, al terzo settore nell'ambito delle cooperative sociali e delle organizzazione che si occupano di welfare».
Percorso mirato, invece, quello in scienze dei servizi sociali, destinata alla preparazione degli assistenti sociali. Un titolo di laurea però non basta a diventare assistente sociale: è obbligatorio infatti superare un esame di Stato per l'iscrizione all'elenco A o all'elenco B dell'Albo professionale degli assistenti sociali, rispettivamente aperto ai laureati di primo e di secondo livello. Quanto ai periodi di tirocinio (anch'essi obbligatori e che danno l'accesso all'esame di Stato), gli studenti in scienze del servizio sociale trovano spazi per fare esperienza sia nelle strutture pubbliche del welfare, sia nelle organizzazioni no profit.