Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 21:39.
Uno scalone unico, che produrrà risparmi complessivi per 1,45 miliardi e nessuna deroga sulle finestre per le dipendenti pubbliche che subiranno l'innalzamento secco dell'età di pensionamento da 61 a 65 anni, a partire dal 2012. È quanto prevede il testo appena approvato dal Consiglio dei ministri per adeguare l'Italia alla pressante richiesta di Bruxelles di equiparare in anticipo l'età di pensionamento delle lavoratrici pubbliche con i colleghi uomini.
Prevista una clausola di salvaguardia per le lavoratrici che matureranno i requisiti per andare in pensione entro il 31 dicembre 2011. La norma punta ad evitare una massiccia uscita anticipata dal lavoro, consentendo alle statali - che in base all'attuale normativa potrebbero andare in pensione a 61 anni anche durante il prossimo anno - di poter mantenere il requisito anche negli anni successivi, quando per tutte le altre scatta l'innalzamento a 65 anni di età, come richiesto dall'Unione europea.
Secondo Giuliano Cazzola, vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, lo scalonerappresenta «la scelta con effetti meno drastici per le lavoratrici del pubblico impiego. In questo modo chi matura i requisiti previsti (61 anni di età e 20 anni di anzianità contributiva) potrà, se lo riterrà opportuno, andare in quiescenza». Secondo Cazzola, «se invece si prevedessero due scaglioni di due anni ciascuno (63 anni il primo gennaio 2011 e 65 anni il primo gennaio 2012) nessuna lavoratrice potrebbe uscire dal tunnel fino a conclusione del periodo.
Saranno in tutto 32.300 le dipendenti pubbliche che resteranno, totalmente o in parte, bloccate dall'anticipo dell'innalzamento dell'età di pensionamento a 65 anni, tra il 2012 e il 2017, come risulta da alcune stime fornite al governo.l risparmi, nello stesso arco di tempo, sarebbero, in totale, di 2 miliardi di euro rispetto alla normativa attuale.
Delle 32 mila donne che resteranno bloccate in quell'arco temporale ben 18 mila sono dipendenti della scuola, visto che dall'analisi dei dati storici risulta che il 56% delle donne che vanno in pensione di vecchiaia anticipata, appartengono al comparto della scuola. Solo nella scuola l'introduzione della finestra scorrevolè di 12 mesi, determinerebbe uno slittamento della spesa con conseguenti risparmi di 230 milioni l'anno.