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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2010 alle ore 19:12.
Giudizio sostanzialmente positivo sulla manovra, ma un netto no a un redditometro che diventa una sorta di studio di settore per le famiglie. A dirlo è il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Claudio Siciliotti. «La vera forza del redditometro va ricercata proprio nella immediatezza di uno strumento che confronta la capacità di spesa riscontrata in capo a un contribuente con il reddito da questi dichiarato, laddove invece gli studi di settore confrontano quanto dichiarato dal contribuente con il risultato che emerge sulla base dell'applicazione di complessi coefficienti di ponderazione statistica».
«Se snaturiamo il redditometro in una sorta di studio di settore per famiglie - ha detto Siciliotti - otteniamo come unico effetto quello di rendere astruso lo strumento e togliere ad esso quella efficacia presuntiva nel contenzioso avanti al giudice. L'operazione non deve essere vista soltanto come un modo per fare gettito sul breve periodo ma come una via attraverso la quale modificare radicalmente, anche sul piano culturale, il rapporto tra fisco e contribuente, nonchè tra contribuenti medesimi, rispetto al tema dell'evasione fiscale». Per i commercialisti quando «cominceranno a moltiplicarsi gli accertamenti fondati su redditi presunti irrealistici o comunque fortemente discutibili che, in quanto tali, potrebbero esporre gli accertamenti da redditometro a numerose sconfitte in sede contenziosa». Lo scopo per Sicliotti non deve essere quello di stanare piccoli scostamenti ma evidenti discrasie tra redditi dichiarati e tenore di vita. L'obiettivo prioritario per Sicliotti deve essere infatti quello di colpire chi dichiara 20mila euro e vive come se ne guadagnasse 100mila».
I commercialisti giudicano anche "improprio" l'utilizzo previsto per i proventi della lotta all'evasione. «É sbagliato utilizzare quelle risorse per fare cassa, piuttosto che per ridurre il carico fiscale alle famiglie e per sostenere le imprese». Per Siciliotti la manovra contiene molti spunti apprezzabili e condivisibili, «anzitutto perché é la prima, dopo molto tempo, che prende finalmente atto non solo nelle intenzioni, ma anche nella sostanza delle scelte, di come la correzione dei conti pubblici non possa prescindere da un processo di ridimensionamento della spesa pubblica». Secondo i commercialisti, con 24,9 miliardi di euro di manovra, l'obiettivo di un rapporto deficit/Pil sotto al 3% sul 2012 é sicuramente a portata di mano.