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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 20:42.
Presidenti delle Regioni all'attacco della manovra. «È impossibile da reggere per le regioni ed è iniqua per le differenti quote di tagli previste: lo Stato paga solo il 2% della manovra, le Province il 3%, i Comuni il 4%, mentre le Regioni pagherebbero il 14%, inoltre non è chiaro quanto taglieranno i ministeri dai loro capitoli su ciò che viene trasferito alle Regioni». A dirlo é il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, secondo il quale la manovra si abbatterà sulla Liguria come un ciclone procurando tagli di circa 150 milioni di euro nel
2011 e 200 milioni nel 2012. In Liguria, infatti, molti dei progetti pronti a partire o già avviati, legati al taglio del Fondi Fas, potrebbero subire dei tagli per le conseguenze della manovra del Governo.
Sulla stessa linea d'onda Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, che dal convegno dei Giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure sottolinea che la manovra incide fortemente sulle Regioni e i tagli che quest'ultime dovranno fare toccheranno inevitabilmente spese importanti. Per questo «nell'incontro che abbiamo avuto ieri con il ministro Tremonti abbiamo chiesto un tavolo, che speriamo sia convocato la prossima settimana, per capire se si poteva evitare che le Regioni da sole pagassero il 50% della manovra».
Di parere opposto il leghista Cota. «La manovra può essere migliorata, ma il nostro atteggiamento deve essere costruttivo. Se viene migliorata sono contento, ma siamo tutti classe dirigente e dobbiamo cambiare modo di operare». A dirlo é il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, al convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria. «Ieri - ha detto - è stato fatto un passo avanti importante: i tagli saranno fatti, ma saranno le Regioni a decidere come redistribuire le risorse. questo è il federalismo. Gli sprechi vanno combattuti dallo Stato e dalle Regioni».
Per l'imprenditore ed editore Carlo De Benedetti la manovra economica varata dal governo è «insufficiente, iniqua, fasulla» ed è una specie di «scrigno magico in cui entrano le cose e poi escono, come le Province». Si tratta chiaramente di "una manovra deflattiva, insufficiente e che non contiene in sé neanche una riforma». L'unica che è stata introdotta - ha detto De Benedetti riferendosi all'innalzamento dell'età pensionabile nel settore pubblico per le donne - «se l'è andata a prendere Sacconi a Bruxelles. Sacconi è andato a Bruxelles per cercare di non farla. Poi l'hanno mandato via con le buone maniere». Con «una mancanza di coraggio incredibile: la potevano innalzare, l'età pensionabile, anche per i privati no? Che differenza c'è tra chi lavora nel pubblico e chi nel privato?».