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Norme e Tributi Fisco

Il welfare veneto è quello più colpito dalla manovra

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 09:05.

Il Nord-Est è la culla dell'assistenza socio-sanitaria, ma ora alcune regioni rischiano di restare al palo, se le risorse diminuiranno per effetto della manovra del governo. Sono quelle che invecchiano di più, come Veneto e Friuli-Venezia Giulia, mentre il Trentino-Alto Adige mantiene ampi margini, grazie a una ricca autonomia».
È il quadro delineato da Federico Spandonaro, coordinatore del Rapporto Sanità del Ceis (Centre for economic and international studies) dell'Università di Roma Tor Vergata. Quasi 700 pagine sullo stato di salute del sistema sanitario pubblico e su quello privato, che, a livello nazionale, individuano due fondamentali criticità: da un lato una spesa pro capite ben al di sotto della media europea, con uno scarto del 17,6% rispetto all'Europa a quindici, dall'altro la carenza di tutela per la non autosufficienza.

Basta pensare che, nel 2009, oltre 5 milioni di italiani hanno avuto problemi economici nell'accesso a cure e assistenza. In particolare, il finanziamento medio per la non autosufficienza e la tutela sociale risulta carente (appena 123 euro per ogni over 65) e frammentato in cinque diversi Fondi.
È il Veneto a detenere il primato dell'assistenza domiciliare integrata (Adi), con 73.431 casi: di questi, quasi 60mila sono over 65. E la regione ha anche una delle più alte quote di anziani seguiti a casa (6,4%) sul totale degli over 65. Anche il Friuli-Venezia Giulia ha un buon numero di assistiti (quasi 25mila, il 7,3% degli anziani) e, nel complesso, l'area registra quasi un quarto del totale italiano. Un'eccellenza, insomma, che però rischia di essere penalizzata dai tagli della manovra. Anche alla luce del previsto blocco delle assunzioni del personale sanitario, sul quale comunque si profilano aperture da parte del ministro Tremonti.

«Ci preoccupa il blocco del turn over – dice Francesco Pietrobon, dirigente della direzione dei Servizi sanitari della Regione Veneto – perché registriamo un'impennata delle domande di pensionamento dei medici di famiglia e ospedalieri. Gli organici sono già abbastanza scarsi rispetto ai servizi offerti. D'altra parte, la regione ha chiuso in pareggio il bilancio 2009, ma è dovuta ricorrere a un'integrazione con risorse proprie».

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Intanto il Veneto, dove è in corso una riduzione delle poltrone ai vertici della sanità, mantiene le sue aspettative nei confronti del federalismo fiscale. Il quadro nazionale, come ricorda il Rapporto del Ceis, è caratterizzato «da una forte disomogeneità nella distribuzione delle risorse, dovuta essenzialmente al criterio del riparto pro capite in base all'età della popolazione: si va dai 2.119 euro del Trentino-Alto Adige ai 1.638 della Campania, con un differenziale del 23% (in pagina, nell'infografica, è riportata la spesa pro capite "pesata" in base all'età della popolazione, ndr)».

Qual è la situazione a Nord-Est? «Il Veneto ha una spesa pro capite relativamente bassa – dice Spandonaro – con cui riesce a garantire un buon livello di servizi. Anche il Friuli-Venezia Giulia è virtuoso, ma un po' in affanno. Negli ultimi anni ha subito pesantemente la crisi e l'alto ricorso alla spesa privata (649 euro pro capite, con una media italiana di 479) dimostra che è stato chiesto un contributo rilevante alla popolazione, mantenendo comunque bassi tassi di ospedalizzazione».
A Trento e Bolzano, invece, vige un'autonomia statutaria ricca e sopra gli standard nazionali: in Alto Adige, in particolare, la spesa pubblica pro capite arriva, da sola, a sfiorare il totale della spesa pubblica e privata italiana.

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