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Norme e Tributi Fisco

Con la cedolare sconto medio per i contribuenti al 22,6%, tasse sugli affitti più basse d'Europa

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:11.

L'aliquota al 20% che sembra aver prevalso nella giostra di ipotesi che hanno accompagnato i lavori preparatori della cedolare secca alza la convenienza del nuovo regime per i proprietari immobiliari, e anche la posta della scommessa anti-evasione collegata alla nuova "tassa piatta" sugli affitti.

Il 20% «tutto compreso» amplia la platea dei proprietari che a partire dall'anno prossimo troveranno conveniente scegliere il nuovo regime, facendole abbracciare tutti i canoni di mercato presenti in Italia. Anche per i canoni concordati, a cui l'attuale regime riconosce un forte sconto sull'imponibile, sarà difficile sopravvivere al confronto con il nuovo prelievo.

Oggi le richieste del fisco sulle locazioni sono tassate in base all'aliquota marginale Irpef, applicata sull'85% del canone, per cui dipendono dal reddito del proprietario: in media gli italiani che danno in affitto una casa pagano all'erario il 30,4% dell'entrata per cui il nuovo prelievo, che si applicherà sull'intero canone (senza lo sconto a forfait del 15% che oggi ripaga il proprietario per le spese di manutenzione), determina uno sconto medio del 22,6% rispetto al vecchio regime.

Come sempre accade quando una tassa piatta ne sostituisce una progressiva, i vantaggi crescono insieme al reddito del contribuente. Il proprietario romano illustrato nel secondo esempio in tabella, per esempio, guadagna 110mila euro l'anno, è sul gradino più alto del prelievo Irpef e nel suo caso la cedolare secca cancellerebbe 46,5 euro ogni 100 oggi pagati sull'affitto. Il cittadino di Napoli ritratto nel terzo esempio, che denuncia un reddito complessivo da 22mila euro, si vedrebbe invece alleggerita l'imposta "solo" del 16 per cento.

Il profilo della nuova cedolare emerso dai lavori di ieri in consiglio dei ministri insidia da vicino anche la convenienza dei canoni concordati. I proprietari che aderiscono agli accordi comunali per assicurare affitti leggeri oggi pagano l'imposta (sempre con aliquota marginale) sul 58,5% del canone, ma l'abbattimento dell'aliquota al 20% (presente in questo caso fin dalle prime versioni del provvedimento) rischia di azzerare l'appeal del meccanismo. Lo dimostra l'ultimo esempio a destra nell'infografica, basato sui canoni concordati previsti in una città media come Pisa: con un reddito annuo da 40mila euro, il proprietario otterrebbe dalla cedolare uno sconto del 13 per cento.

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L'aliquota che scende al 20%, però, come accennato rende ancora più ambiziosi i piani della lotta ad ampio raggio contro l'evasione immobiliare, essenziale per pareggiare i conti con l'Irpef attuale. Con la cedolare secca al 23% ipotizzata alla vigilia del decreto attuativo sarebbe caduto un quarto dell'imposta generata dal mattone, cioè circa 1,8 miliardi sui 7,5 calcolati da Economia e Territorio. Ma dato che la strategia della cedolare prevedeva l'emersione degli affitti in nero, stimata in quasi un miliardo (seconde case escluse), sarebbe stata sufficiente l'emersione del 60% dell'evasione per andare in pari con il gettito.

Ora, però, con un prelievo ancora più leggero, il pareggio dei conti richiederebbe di far emergere una quota ancora più importante dei 500mila contratti che ogni anno sfuggono al fisco. Il mancato pareggio, va detto, non si traduce ovviamente in una perdita per i comuni, perché la cedolare entrerà nel calderone dei tributi immobiliari che saranno divisi fra stato e sindaci, ma è ovviamente importante per garantire la sostenibilità del sistema.

Anche per questo il decreto ipotizza una maxi-sanzioneper chi ha dato in affitto un immobile evitando di avvisare il fisco (in basso nell'infografica). Se non si regolarizza entro fine anno, una volta pizzicato dai controlli dovrà ridurre ai minimi il canone, fissandolo al triplo della rendita catastale. La sanzione, che si aggiunge a quelle previste per gli omessi versamenti (si veda l'articolo in basso), può abbattere il canone anche di due terzi (l'immobile dell'esempio romano passerebbe a circa 7mila euro l'anno), rendendo molto concreta la tentazione della denuncia da parte del locatario.

In Italia tasse sugli affitti più basse d'Europa con la cedolare secca. La mappa paese per paese

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