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Norme e Tributi Fisco

La Cassazione frena sugli studi di settore. L'Agenzia: elimineremo le anomalie

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 08:01.

MILANO - Le rigidità sugli studi di settore persistono, purtroppo, in un'Italia a macchia di leopardo dove può capitare d'imbattersi in funzionari preparati e attenti alle spiegazioni dei contribuenti oppure in uffici locali scarsamente disponibili al contraddittorio. Anche tra i rappresentanti fiscali delle associazioni di categoria serpeggia la stessa preoccupazione espressa ieri al Sole 24 Ore dai professionisti.

Dalle organizzazioni di commercianti, artigiani e Pmi, viene perciò l'appello a rilanciare il dialogo con l'amministrazione finanziaria e a ripristinare una corretta applicazione di questo strumento presuntivo del reddito. Anche perchè le indicazioni provenienti dalla Cassazione (si veda in proposito l'articolo a fianco) e dall'agenzia delle Entrate centrale dovrebbero essere ormai chiare a tutti gli operatori. Viceversa, l'abitudine di dare poco spazio al contraddittorio e di fondare gli accertamenti solo sullo scostamento fra redditi dichiarati e griglie di Gerico, di una parte forse non maggioritaria ma comunque consistente degli uffici, rischia di rovesciarsi nelle commissioni tributarie, facendo esplodere il contenzioso.

Le Entrate sottolineano il proprio impegno. «A fronte di una riduzione dei controlli basati sugli studi di settore – fa sapere l'Agenzia (si veda la lettera in basso) – si conferma il trend di crescita della maggiore imposta media accertata (che è passata da 8.300 euro dei primi sei mesi del 2009 a 9.600 euro dello stesso periodo del 2010) e di quella definita (da 3.900 a 4.500 euro). Migliora anche il numero di accertamenti che vengono definiti con l'adesione da parte del contribuente: dal 51%, registrato nel primo semestre del 2009, al 59% del 2010».
«A volte, però, si ha l'impressione – sottolinea Marino Gabellini, responsabile servizi tributari di Confesercenti - che gli uffici si muovano semplicemente nell'ottica di effettuare un certo numero di controlli e che dunque non abbiano attenzione verso i contribuenti. Per questo è necessario che imprese e professionisti acquisiscano una giusta cultura nella gestione degli studi di settore, raccogliendo sempre quegli elementi "oggettivi" che potranno servire nell'eventuale confronto con le Entrate. D'altro canto, abbiamo chiesto più volte all'Agenzia di far sì che nell'accertamento risultino sia le cause dello scostamento da Gerico sia quelle del diniego opposto alle ragioni del contribuente».

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L'Agenzia, dal canto suo (si veda la lettera in questa pagina), invita consulenti e professionisti a inviare «segnalazioni puntuali» e a «comunicare eventuali comportamenti anomali da parte degli uffici».

«Oltre alle segnalazioni che ci sforziamo di girare all'Agenzia – spiega Andrea Trevisani direttore delle politiche fiscali di Confartigianato - ci sono però tavoli come gli osservatori regionali, ai quali siedono tutte le parti coinvolte nel sistema, che vanno valorizzati proprio nell'ottica di rendere più omogenea a livello periferico l'estensione delle regole decise a Roma.

Questo per evitare di vivere il contenzioso come una tappa inevitabile». Proprio quel tipo di contenzioso che con la circolare 19/E di aprile l'Agenzia ha suggerito agli uffici di abbandonare – quando si è in presenza di accertamenti da studi non imperniati su prove "extra" – e che invece talvolta continua a essere portato avanti a livello provinciale. Come testimoniano, per esempio, le sei sentenze della commissione tributaria provinciale di Ragusa (n. 241 del 23 gennaio 2010, n. 249, 250 e 251 del 6 febbraio 2010, n. 253 del 20 febbraio 2010, depositate in segreteria il 23 giugno 2010, e n. 349 del 29 giugno 2010, depositata in segreteria il 12 agosto 2010) che accolgono i ricorsi dei contribuenti, bocciando gli uffici che hanno applicato gli studi di settore in modo automatico, insistendo nella lite.

Peraltro, in alcune sentenze gli uffici sono stati anche condannati al pagamento delle spese (500 euro). I giudici tributari hanno dunque recepito l'orientamento della Cassazione a sezioni unite (sentenze 26635, 26636 e 26638, depositate il 18 dicembre 2009), ribadendo che gli studi rappresentano un sistema di presunzioni semplici che devono essere personalizzate nell'ambito del contraddittorio. Non basta perciò il solo scostamento rispetto a Gerico per rettificare ricavi e compensi.

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