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Norme e Tributi Fisco

Da Milano: mi preoccupa un futuro che assomigli ai racconti di Philip K. Dick

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 17:57.

In occasione del secondo congresso nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, in programma a Napoli dal 21 al 23 ottobre, abbiamo invitato i nostri lettori commercialisti ed esperti contabili a inviarci il racconto di una "giornata con il fisco". Altri sono in arrivo e il contributo è aperto a tutti i professionisti che vogliano inviarci analoghi appunti e riflessioni sul tema. Scrivete le vostre storie nella spazio dei commenti in fondo al testo dell'articolo.

Il Fisco è una presenza costante nella vita di un commercialista. Il commercialista pensa tutti i giorni al Fisco, ci lavora, ci parla, se lo porta a pranzo, a cena, in vacanza. Spesso se lo sogna. A volte lo incontra, e uno dei casi più frequenti in cui avviene un incontro personale con il Fisco è per discutere delle comunicazioni di irregolarità formale. Si tratta degli avvisi generati da un controllo automatizzato, che incrocia i dati di dichiarazioni e versamenti, comunicando al contribuente eventuali irregolarità.

Nel caso la comunicazione non risulti corretta si prende appuntamento presso un ufficio dell'Agenzia delle Entrate e, alla data e ora prefissata, si incontra un funzionario che sempre, salvo rarissimi casi, è competente, cortese e ben disposto. È confortante sapere, soprattutto per il cittadino, che chi si occupa delle Entrate dello Stato non ha pregiudizi di sorta, ha un atteggiamento aperto, e conosce la materia. Ma oltre al fattore umano bisogna tenere in considerazione quello informatico.

Mi è capitata di recente una situazione un po' più complessa del normale, e per analizzarla accuratamente occorreva entrare nel merito della dichiarazione dell'anno precedente, dalla quale emergeva un credito superiore rispetto a quello indicato. Il riconoscimento del credito dell'anno precedente era particolarmente importante, perché da questo poteva dipendere l'attivazione d'ufficio di un procedimento penale nei confronti del legale rappresentante della società.

Sottolineata la delicatezza della vicenda, pur ricevendo umana comprensione, la risposta è stata: «L'anno precedente è chiuso, il sistema non mi permette di lavorarci». Il sistema? Una persona rischia un'incriminazione grazie alle rigidità del sistema? «E chiamiamo il sistemista!», avrei dovuto rispondere. È paradossale che un'impostazione informatica possa impedire a un funzionario di fare ciò che ritiene corretto. La rigidità dei sistemi informatici è voluta, e ha lo scopo di impedire un'eccessiva discrezionalità (per non voler usare la parola corruzione).

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Comprendo le ragioni di questo atteggiamento, ma mi immagino un futuro in cui l'informatica, sempre più presente e centrale nella nostra vita professionale, la farà da padrona, e le ottime competenze dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate, ma anche quelle dei commercialisti, saranno al servizio dell'informatica stessa. Un futuro in cui torti e ragioni saranno stabiliti da automatismi non modificabili e non sindacabili. Come in un racconto di Philip K. Dick. Immaginandomi questo futuro un po' mi preoccupo.

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