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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 07:41.
Tre anni non sono bastati. E infatti al governo si pensa a una proroga, premiando con l'aliquota del 55% gli interventi che presentano il miglior rapporto tra costo dell'intervento e risparmio energetico realizzato. Gli altri, invece, potrebbero passare al 36 per cento.
La voglia di risparmio energetico e di risparmio fiscale sono cresciute insieme e non si tratta solo di soldi: c'è chi ha investito somme considerevoli per creare un valore immobiliare ma anche per conciliarlo con una vocazione "verde" che è diventata patrimonio di molti.
Non c'è soltanto l'architetto ecologista o il finanziere d'assalto che vuole acquistare crediti etici; quando si arriva a superare gli 8 miliardi d'investimento per quasi 600mila interventi in tre anni (mancano ancora i dati 2010 ma l'investimento dovrebbe salire a 11,1 miliardi) è evidente che l'idea è diventata costume sociale. Il problema è che, stando alla legge, entro il 31 dicembre dovrebbero essere effettuati gli ultimi bonifici: quelli successivi non saranno più detraibili (si veda l'altro articolo nella pagina).
La risposta, negli scorsi mesi, era stata argomentata con gli eccessivi costi erariali dell'agevolazione. E in effetti, a fronte di una spesa di 110 euro Iva compresa e una detrazione di 60,5 euro, il recupero si presenta difficile: al netto dei 10 euro di Iva, nessuna impresa paga imposte sul reddito pari al 50% del fatturato. Una parte del vantaggio erariale consiste nell'emersione di alcune imprese che sono state spinte a fatturare, magari per la prima volta in vita loro.
Ma la ragione profonda del provvedimento è quella del risparmio energetico, come evidenzia Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, incaricato di occuparsi della questione: «Come ministero puntiamo alla proroga, che s'inquadra nelle politiche per l'efficienza energetica, anche perché non possiamo dimenticare gli obblighi europei, che prevedono la riduzione dei consumi del 20% entro il 2020. Cerchiamo di farlo attraverso tre politiche: i certificati bianchi, gli standard per la certificazione energetica degli edifici e, naturalmente, il 55 per cento».