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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2010 alle ore 08:24.
All'indomani della pubblicazione dei dati della Cassa forense sui redditi degli avvocati che denunciano l'ennesima contrazione (almeno per le fasce più basse e per i più giovani), la riforma ripristina i minimi tariffari e il divieto di patto di quota lite. L'ingerenza della norma sulle tariffe, che nello schema classico del marketing rappresenta una variabile non indipendente, altera il ventaglio di proposte che ogni studio legale può offrire alla propria clientela. Tuttavia, la pratica di applicare la tariffa meno che minima non ha mai rappresentato una vera opportunità, fatta eccezione per quei clienti che, forti del proprio potere contrattuale, l'hanno sempre imposta all'avvocato.
Gli studi legali di grandi o grandissime dimensioni, che posizionano il proprio core business in un mercato legato a quello dei capitali (fusioni, acquisizioni, quotazioni, offerte pubbliche, finanza eccetera), risentono della crisi, ma sono più preparati ad affrontare cambi di strategia e hanno infatti rinforzato quelle practice (aree di attività), che venivano più richieste mentre alleggerivano i costi e restavano sulla cresta dell'onda. Riuscire a superare una crisi così pesante o addirittura crescere, significa aver compreso attraverso quali strade si migliora la propria competitività.
Il marketing non è pubblicità, più che altro è organizzazione e strategia. Gli studi che risultano vincenti sono quelli associati con capacità di visione strategica e politiche lungimiranti. L'associazione professionale in sé, pur con i limiti non superati nella riforma e con i nuovi problemi già emersi, rappresenta uno strumento di gestione del quotidiano molto più efficiente dello studio in cost sharing o del tradizionale modello "artigianale" monopersonale. A renderlo più competitivo è la sua natura, che impone ai professionisti di acquisire una visione strategica oltre a una attività organizzata di pianificazione di costi e azioni. Il fatto stesso di essere tenuti a condividere informazioni necessarie a prendere decisioni collegiali, a verificare il fatturato per ripartire utili e spese, ad assegnare il lavoro sulla base di competenze e specializzazioni, costringe gli avvocati a diventare un po' manager della propria attività e a utilizzare tutti gli strumenti di pianificazione economica, finanziaria e strategica.