Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 09:48.
A poche ore dall'apertura del congresso dell'avvocatura di Genova, la riforma dell'ordinamento forense taglia un primo traguardo. L'aula del Senato ha infatti approvato ieri il disegno di legge che riscrive l'intera legge professionale. Hanno votato a favore Pdl, Lega, Fli; l'Udc si è astenuta; contro hanno votato Pd, IdV e MpA. Il testo ora passa alla Camera per un esame che, richiesta quasi unanime dell'intera avvocatura, dovrebbe essere breve. Questo primo, ancora parziale risultato, dovrebbe permettere di attenuare la tensione che negli ultimi mesi aveva caratterizzato il rapporto tra le organizzazioni forensi e il Governo.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dovrebbe così potersi presentare alle assise genovesi con una carta importante da spendere, nella speranza che vengano accantonate, almeno per qualche giorno, le polemiche sull'altro grande punto di scontro: la conciliazione obbligatoria. E lo steso Alfano ha sottolineato, poco dopo il voto, che «il nuovo statuto dell'avvocatura è indispensabile per garantire la pienezza del diritto di difesa dei cittadini ed è un passo significativo per l'attuazione dei principi del giusto processo nel nostro ordinamento. Un intervento che anticipa molti dei contenuti della prossima riforma delle professioni perché assicura un'avvocatura più specializzata, più indipendente e più qualificata professionalmente, responsabilizzando al massimo l'ordine degli avvocati, che è chiamato ad essere garante, di fronte all'utenza, della serietà e della professionalità dei suoi iscritti».
«Viene garantito, inoltre, ai professionisti – ha sottolineato Alfano – il diritto ad un compenso effettivamente proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto ed in ogni caso sufficiente ad assicurare loro un'esistenza libera e dignitosa».
Il disegno di legge rivede alcuni passaggi cruciali della legge Bersani, provvedendo a reintrodurre, per esempio, le tariffe come riferimento per il pagamento delle parcelle e il divieto del patto di quota lite, ovvero dell'accordo tra cliente e legale per legare parte o tutto il compenso al risultato ottenuto. La riforma però interviene anche per istituire una riserva di consulenza legale temperata: eccezioni alla competenza esclusiva dei legali saranno possibili solo in specifici settori del diritto, a vantaggio dei giuristi d'impresa (che potranno effettuare la consulenza anche nei confronti delle controllate dalla capogruppo) e delle associazioni nei confronti dei propri associati. Rimane un divieto di fondo per l'esercizio della professione nella forma di società di capitali e viene però introdotta una forma di specializzazione che dovrebbe permettere una scelta maggiormente consapevole da parte dei clienti. Al Consiglio nazionale forense viene assegnato il compito di mettere sotto osservazione l'effettivo esercizio della professione, per cercare di ridurre quella forbice tra iscritti all'Albo e aderenti alla cassa.