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Norme e Tributi Fisco

Uno spesometro ad ampio raggio. Così cambiano le regole dell'accertamento basato sulle spese

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 07:43.

Se tanto spendi, altrettanto (almeno) devi avere guadagnato. È questa la logica che ha sempre guidato l'accertamento sintetico, il quale sta per diventare, anche attraverso le nuove comunicazioni delle operazioni rilevanti Iva, il metodo di accertamento più utilizzato dall'amministrazione.

L'accertamento sintetico ha origine remote: vive già dall'imposta complementare del reddito di cui al regio decreto n. 1261 del 1932. La logica del "sintetico" è sempre stata quella della ricostruzione presuntiva della capacità contributiva del soggetto sulla base delle spese sostenute. Il principio è che la spesa non può che essere alimentata dal reddito che si dovrebbe dichiarare. Nel tempo sono stati introdotti vari "temperamenti" a questo principio, come il fatto che l'accertamento è possibile quando il reddito presunto si discosta per almeno un quarto (oggi un quinto) rispetto a quello dichiarato, e che la spesa per incrementi patrimoniali si presume sostenuta con una ricchezza stratificata nel tempo (almeno cinque periodi d'imposta, norma oggi abrogata). Sempre nel tempo, è stato introdotto il redditometro (il primo si ebbe con il Dm 21 luglio 1983), basato sulla disponibilità di determinati beni e servizi.

Di accertamenti sintetici "puri", basati sulla spesa effettiva, non ne sono stati effettuati molti, perché per l'amministrazione rintracciare la spesa significava spendere molte energie (nel senso di tempo e costi), mentre era più facile individuare la disponibilità dei beni del redditometro.

Alcuni esempi del metodo sintetico, basato sulla spesa effettiva, si rintracciano nella circolare 27/7/2648 del 14 agosto 1981, dove è scritto che le spese rilevanti per un accertamento sintetico possono essere (attenzione all'attualità di queste affermazioni): le spese per mantenere i figli in scuole private, le crociere e i viaggi dispendiosi, le spese per il mantenimento dei familiari a carico, le spese condominiali, le spese di riscaldamento dell'abitazione, gli oneri deducibili, come le spese mediche e la rate del mutuo.

Ed è quello che accadrà domani con quello che viene definito il nuovo "spesometro". Oggi l'amministrazione finanziaria è in grado, attraverso le varie banche dati, di rintracciare molte spese sostenute dal contribuente (dal riscaldamento all'energia elettrica, ai mutui, eccetera). A questi dati già in possesso dell'Agenzia, si aggiungeranno i dati risultanti dalle nuove comunicazioni, relativi agli acquisti effettuati presso gli operatori economici. Ad esempio, l'acquisto di una bicicletta da corsa per un appassionato di ciclismo molte volte costa sopra i 3.500 euro, per cui questa spesa dovrà essere indicata dal venditore (della bicicletta) nelle nuove comunicazioni. Questa spesa, sommata alle altre risultanti dalle stesse comunicazioni, e a quelle derivanti dai dati in possesso dell'amministrazione, potrà determinare il reddito presunto del contribuente.

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Quest'ultimo si potrà difendere, norma alla mano, dimostrando che la sua capacità di spesa deriva non soltanto dal reddito dell'anno (di sostenimento della spesa), ma anche da redditi degli altri anni, da redditi esenti, da redditi assoggettati alla fonte a imposizione (tipo una vincita a un concorso pronostici) oppure da altri accadimenti legalmente esclusi dalla base imponibile (come una donazione, un finanziamento, eccetera). Questo a meno che non si voglia sostenere, visto che la stessa norma chiede ulteriormente che si debbano fornire altri elementi all'ufficio, che si tratti di accertamento basato su presunzione semplice - come sembra indicare anche la Cassazione, con ordinanza 21661/2010 - per cui, in questo caso, l'onere probatorio ricade, per primo, sull'ufficio.

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