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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 15:41.
Cedolare più sì che no con la ripresa, a velocità sostenuta, dei lavori della commissione parlamentare bicamerale sul federalismo fiscale. Il punto chiave del decreto sotto esame è l'Imu, l'imposta dedicata ai Comuni che dovrebbe sostituire, ampliandola, la vecchia Ici.
Come calcolare la cedolare secca
Tremonti: la cedolare secca sugli affitti al 23% è un'ipotesi (N.Co.)
Ma ai Comuni passerebbe anche una quota dell'Irpef sugli affitti, trasformata in una nuova imposta: la cedolare secca. Che funzionerà così, stando alle ultime modifiche: sugli affitti a mercato libero verrà applicata un'aliquota unica del 23%, su quelli a canone concordato del 20 per cento. La differenza è dovuta al tentativo di manternere l'appeal fiscale del "concordato", una soluzione per gli inquilini meno abbienti in cambio di una tassazione minore per i proprietari. Sarà il ministero dell'Economia, con un decreto, a determinare quanto della cedolare andrà ai comuni.
Attenzione, però: si tratterà di una libera scelta del proprietario, che è chiamato a farla in base alla convenienza. Nel gioco delle basi imponibili e degli scaglioni Irpef, infatti, la cedolare non conviene per il proprietario che ha un reddito lordo annuo sotto i 28mila euro. In ogni caso la prospettiva di varare la cedolare modificata (nella bozza originaria del decreto era del 20% in ogni caso) non dispiace al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che sta valutando l'introduzione di quella del 23% «è una ipotesi» ha confermato il ministro, rispondendo alle domande dei giornalisti al termine dell'Ecofin. Scontenti gli agenti immobiliari della Fiaip, che vorrebbero l'aliquota unica e una sua rapida approvazione, per sostenere il mercato delle locazioni.