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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 08:03.
È l'evasione il principale problema del sistema fiscale italiano. Ancor più del peso oggi raggiunto da imposte e tasse dovute. Non solo. Oltre il 55% degli italiani preferirebbe pagare più tasse ma avere più servizi. Sì, poi, alla lotta all'evasione, ma senza farla sulla pelle dei contribuenti. È quanto emerge da una ricerca Censis commissionata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e svolta con il metodo Cati nelle ultime due settimane di settembre su un campione rappresentativo di mille persone di età compresa tra i 25 e i 70 anni.
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Come dimostrano i dati dello studio presentati ieri a Roma dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita, e dal direttore dell'istituito di ricerche, Giuseppe Roma, la percezione che gli italiani hanno del fisco continua a essere negativa: ingiusto per il 36,2%, inefficiente per il 25,5% ed esoso per il 23,7 per cento. Solo il 9,9% lo giudica efficiente e il 4,7% lo ritiene solidale. A sorpresa, come sottolineano gli stessi ricercatori, l'indicazione dell'evasione fiscale è indicato come il principale problema del fisco: è così per il 44,4% degli intervistati, esattamente il doppio di quanti (il 22%) individuano in un eccessivo livello di tassazione il male maggiore.
Un conto è individuare nell'evasione fiscale il primo problema e un altro è poi nella pratica modificare i propri comportamenti. Il 34,1% degli italiani, sempre secondo lo studio Censis, ammette di non chiedere a esercenti o professionisti scontrini o fatture.
La sensazione diffusa è che sono sempre più numerosi quelli che, nonostante l'incremento degli accertamenti, riescono a farla franca, sottraendosi ai propri doveri di contribuenti. Eppure, secondo il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti ed esperti contabili, Claudio Siciliotti, il 2011 sarà l'anno della «riscossione a tutti i costi». Nel fare gli onori di casa e presentare la ricerca Censis, Siciliotti ha puntato il dito sul pacchetto antievasione con cui ci si dovrà confrontare quest'anno. Fatto salvo il nuovo redditometro - fortemente voluto al posto degli studi di settore e su cui comunque si rinvia ogni considerazione alla sua presentazione - forti dubbi in tema di violazione della privacy sono stati espressi sullo scontrino parlante per gli acquisti superiori ai 3.600 euro che entrerà in vigore dal prossimo mese di maggio.