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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 08:11.
Cercare una sponda nei comuni per uscire dal pantano parlamentare in cui il fisco municipale rischia di affondare. È la strategia che il governo, sulla spinta pressante del Carroccio, sembra ormai intenzionato a seguire per mettere nell'angolo Pd e terzo polo e spingerli ad astenersi sul quarto decreto attuativo del federalismo. La conferma decisiva è giunta ieri durante l'incontro tra Roberto Calderoli e l'Anci. Il ministro della Semplificazione si è detto pronto ad accogliere gran parte delle modifiche proposte dai primi cittadini. A cominciare dallo sblocco delle addizionali Irpef, magari già nel 2011.
Nel nuovo federalismo tassa di soggiorno anche ai piccoli comuni (di Gianni Trovati)
Ai tre rappresentanti dell'associazione dei comuni (Osvaldo Napoli, Salvatore Cherchi e Angelo Rughetti) ricevuti a ora di pranzo al ministero dell'Economia, l'esponente leghista ha garantito l'intenzione di rendere di nuovo manovrabile l'addizionale comunale sull'imposta dei redditi, che è ferma dal 2008, in attesa di riformarla e accorparla più avanti alla compartecipazione al 2% che il decreto attuativo riconosce ai municipi. Certo, resta da capire quale strumento disporrà lo "scongelamento". La via più facile – un emendamento al decreto milleproroghe in corso di conversione da parte del parlamento – appare infatti difficilmente praticabile.
Sempre nell'ottica di garantire ai municipi gettiti certi nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema l'esecutivo ha garantito che l'eventuale perdita di introiti dei tributi immobiliari (bollo, registro e ipotecario-catastale), su cui i comuni avranno una compartecipazione del 30%, sarà a carico dello stato mentre verrà trasferito in periferia il possibile surplus. E rassicurazioni analoghe sono state fornite anche sulla perequazione. Al termine dei tre anni di transizione affidati al fondo di riequilibrio arriverà un fondo perequativo che sarà «verticale», ha assicurato Calderoli, e verrà disciplinato da un decreto ad hoc anziché dal prossimo dlgs che il parlamento esaminerà, quello cioè su fisco regionale e costi standard.
Musica per le orecchie dei sindaci che sono poi passati a illustrare le criticità della futura imposta municipale (Imu) sul possesso. L'aliquota per la nuova patrimoniale su seconde case, abitazioni di pregio e immobili strumentali all'esercizio d'impresa non sarà fissato dalla legge di stabilità, bensì dal decreto. Il quantum dovrebbe aggirarsi intorno al 7,5 per mille sebbene i conteggi dell'Anci siano più alti (sul punto si veda l'articolo qui accanto).