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Norme e Tributi Lavoro

I cambi di casacca fra gli avvocati sono all'ordine del giorno. Quanto costano e come funzionano

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 17:19.

Giancarlo Castorino, già fondatore di Mbl & partners, studio che si era trasformato un anno fa in Marena Castorino D'Angelo Fagotto, lascia la struttura per entrare nel dipartimento di Banking & Finance dello studio milanese d'Urso Gatti e Bianchi. Nel cambio di casacca, in gergo legale definito un lateral hire, Castorino porta con sè un team di cinque professionisti. In d'Urso Gatti l'avvocato lavorerà inoltre con Luca Falomo, avvocato che si era unito allo studio qualche mese fa, lasciando l'inglese Clifford Chance.

Lo studio internazionale Watson Farley & Williams ha intanto annunciato l'ingresso nel team di Banking di Francesco Curreli, già socio di Hogan Lovells. In passato Curreli aveva anche lavorato per l'altro studio inglese Allen & Overy e per Bonelli Erede Pappalardo. Nel passaggio di poltrona Curreli ha portato con sè il senior associate Francesco Dialti.

Il mercato legale è mobile, anzi mobilissimo, e le notizie di spostamenti di poltrona e trasferimenti, come quello di Catia Tomasetti pochi mesi fa, sono all'ordine del giorno. Ma una ricerca della società di consulenza Motive Legal Consulting appena pubblicata in Inghilterra rivela come gli investimenti in nuovi professionisti, in questo settore possano produrre un ritorno inferiore a quello desiderato. Soprattutto quando si parla di soci di calibro. La ricerca ha analizzato quasi 2mila lateral hire avvenuti tra il 2005 e il 2010 e l'unica domanda a cui cercavano una risposta era: «Quali professionisti sono ancora soci dello studio in cui si erano spostati?».

Dopo solo tre anni dal trasferimento, un terzo dei soci aveva già cambiato studio, e dopo 5 anni la percentuale è salita al 44%. La "migrazione" è più forte in alcuni settori, in particolare in quello finanziario, con oltre il 45% dei soci che ha cambiato casacca sul totale dei 2mila professionisti intervistati. Tra le ragioni di questo fenomeno gli analisti citano una due diligence insufficiente per quanto riguarda la motivazione del nuovo socio a lavorare con lo studio. Ma un altro motivo che mantiene il mercato legale così frizzante è collegato alla fetta di profitti a cui ogni socio ha diritto, attribuita con un complesso sistema di lockstep e estremamente variabile tra circa 600mila euro e oltre 3 milioni di euro l'anno. Questa mobilità deve essere messa in relazione con il costo di assunzione di un socio. I direttori delle risorse umane di alcuni studi stimano che il costo del solo processo raggiunga 150mila euro.

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I risultati della ricerca puntando dunque in due direzioni. Da un lato gli avvocati d'affari sono liberi professionisti, che male si adattano alle logiche aziendali e nel trasferimento di ufficio sono spesso in grado di portare con sè alcuni clienti chiave, riducendo quindi l'impatto diretto sulla loro reputazione. Ma allo stesso tempo, l'autore della ricerca Mark Brandon suggerisce che i lateral hire non sono la soluzione adatta agli studi legali per reagire all'evoluzione del mercato. Un aumento dell'attività per esempio nel settore dell'energy non può essere compensato con l'assunzione di uno specialista da un altro studio (che potrebbe passare al concorrente in meno di 5 anni, portando con sè i clienti dello studio), ma con una pianificazione strategica dell'intero business e delle aree di attività su cui si vuole puntare.

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