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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 10:47.

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Riforma del condominio in attesa di modificheRiforma del condominio in attesa di modifiche

Per la riforma del condominio gli esami non finiscono mai. Ieri è iniziata, alla commissione Giustizia della Camera, la discussione del Ddl Ac 4041, già passato all'esame del Senato lo scorso gennaio. «Siamo pronti a ridefinire i punti che meritano di essere corretti - spiega Salvatore Torrisi (Pdl), relatore del provvedimento - ma l'impianto del testo uscito dal Senato mi sembra buono. E prevedo tempi di approvazione in commissione, dopo le audizioni dei rappresentanti di amministratori e proprietari immobiliari, entro uno o due mesi al massimo».
La riforma è uscita dal Senato con un voto quasi unanime (astenuti Udc e Idv) ma con un punto interrogativo, quello sulla capacità giuridica del condominio:

Una questione molto dibattuta tra i giuristi ma considerata poco pertinente dal padre della riforma, Michele Costantino, docente all'università di Bari, che intervenendo al convegno organizzato da Anapi (amministratori immobiliari) in città il 4 marzo ha chiarito che la mancanza di un patrimonio condominiale diffuso rappresenta un ostacolo. E che l'introduzione di questa figura giuridica costituirebbe una complicazione, mentre la riforma ha lo scopo esattamante opposto
.
Sulla questione della modifica delle tabelle millesimali è stato Pierantonio Lisi, ricercatore all'università di Foggia, che ha ripreso i temi della sentenza della Cassazione a sezioni unite n. 18477/2010. Nella riforma, infatti, si parla della possibilità di modificare a maggioranza, in determinati casi, la tabella millesimale di ripartizione delle spese. Lisi ha spiegato che la tabella non fa che rappresentare le quote relative al diritto di proprietà e non è, invece, fondativa di questo diritto, proprio come avviene con i terreni demaniali dove gli aspetti dichiarativi non attengono alla sostanza del diritto dello stato su quel bene.

Un'altra delle questioni più controverse della riforma è rappresentata dalle garanzie che l'amministratore deve prestare ai condomini sul rischio di fuga con la cassa, un fenomeno che non smette di preoccupare i proprietari immobiliari.

Nel testo della riforma è stabilito che l'amministratore, all'accettazione della nomina (ma solo se ne viene richiesto dall'assemblea) debba presentare ai condomini una polizza di assicurazione che copra un importo pari ad almeno il bilancio annuale. Un bel peso economico, che alle associazioni degli amministratori non va proprio giù. Nel testo di un Ddl giacente da mesi alla Camera, presentato da Lino Duilio (Pd), si parla invece di un fondo di garanzia alimentato da un prelievo del 4% sui compensi degli amministratori. «So di questo problema - prosegue Torrisi - e sono sicuro che anche su questo punto si troverà un accordo. Il mio scopo è di raggiungere una maggioranza il più possibile ampia e condividere il testo e le modifiche.

Tra queste ci sarà, comunque, un intervento sull'elenco degli amministratori condominiali presso le camere di commercio, che andrebbe reso più snello. In ogni caso siamo pronti a rivedere in dettaglio il testo della riforma, lasciandone però immutato l'impianto».

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