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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 14:44.

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Sulla cedolare secca maxi-sanzioni per i trasgressoriSulla cedolare secca maxi-sanzioni per i trasgressori

Provare a nascondere al Fisco un affitto di mille euro, con il nuovo regime potrà costare al proprietario cento volte tanto. E anche per i "vecchi" evasori, che in questi anni non hanno registrato fedelmente i contratti e non hanno scritto nella dichiarazione dei redditi tutto o parte del canone ricevuto dai propri inquilini, arrivano pessime notizie: il rischio di essere scoperti si fa decisamente più concreto e, se non si corre a mettersi in regola con la registrazione entro il 6 giugno, le penalità si moltiplicano rispetto a quelle previste finora.

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La cedolare secca, entrata in vigore giovedì 7 aprile insieme al decreto sul federalismo municipale (decreto legislativo 23/2011), insieme alle gioie per i contribuenti onesti (più si dichiara più si guadagna con il nuovo regime) porta dolori per chi prova a sfuggire al Fisco. Per andare subito al sodo, puntiamo sui numeri: il grafico allegato accanto mostra le sanzioni e le penalità previste dalle nuove regole per il proprietario di un appartamento che dichiara 20mila euro di reddito all'anno ma "si dimentica" di aggiungere i 12mila euro che riceve dall'inquilino, e per mettersi al riparo dai controlli, evita anche di registrare il contratto di locazione.

Dal punto di vista delle sanzioni, per l'evasione realizzata fino a oggi si dovrebbero applicare le vecchie norme, anche se il decreto non lo chiarisce: pur applicando il principio del «favor rei», le novità non mancano. Collocandosi nel secondo scaglione di reddito, il contribuente esaminato qui a fianco ha sottratto al Fisco 3.240 euro di Irpef all'anno, cioè il 27% dei 12mila euro di canone. Se viene scoperto, oltre all'imposta arretrata (12.960 euro per i quattro anni del contratto) e alla sanzione (fino a 31.104 euro), rischia ora di incappare nella tagliola del nuovo contratto imposto al proprietario "infedele": un «4+4» in cui il canone non può superare il triplo della rendita catastale.

Per il nostro «contribuente-tipo» il meccanismo si tradurrebbe in un taglio dell'affitto del 76% (la sua rendita catastale, tratta dai dati reali di una grande città, è 933 euro), che nei quattro anni successivi costerebbe al proprietario quasi 27mila euro di mancati introiti. Totale delle penalità: 70.928 euro. Proprio quest'ultima novità attiva per la prima volta il contrasto d'interessi, e moltiplica per il proprietario il rischio di essere denunciato dall'inquilino. Per evitarlo c'è solo una via, quella della registrazione del contratto entro il 6 giugno, termine fissato dal decreto: è vero che in questo modo si dà all'amministrazione uno strumento in più per contestare l'evasione maturata finora (la regolarizzazione non annulla gli accertamenti sul pregresso), ma almeno non si offre all'inquilino un maxi-incentivo alla denuncia.

La stessa minaccia incomberà ovviamente anche sulla nuova evasione, che dovrà fare i conti anche con una stretta ulteriore: le sanzioni per quel che non si è dichiarato raddoppiano (e nel caso qui esaminato possono arrivare a 62.208 euro) e, stando alla lettera della norma, si aggiungono in modo piuttosto singolare a quelle per i mancati versamenti (30% delle somme non pagate). Per chi riuscisse ad accordarsi con l'inquilino ed evitare la denuncia, un controllo fiscale al termine dei primi quattro di contratto potrebbe costare quasi 106mila euro.

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TAG: Fisco

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