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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 07:34.

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Edilizia, fisco e ricerca. Sono le tre direttrici che il Governo seguirà per semplificare la vita alle imprese e possibilmente rilanciare lo sviluppo. In tutto o in parte con il decreto legge atteso per la prima decade di maggio. Al suo interno troverà spazio il piano casa. Come ribadito ieri a Roma da Giulio Tremonti davanti all'assemblea nazionale del Consiglio nazionale dei geometri (Cng). Nell'illustrarne i contenuti principali il ministro dell'Economia avrebbe fatto riferimento all'idea di renderlo più operativo a livello nazionale per aggirare la resistenza passiva finora attuata dalle Regioni. Al tempo stesso il responsabile di via XX settembre avrebbe espresso la volontà di consentire ampliamenti degli immobili fino al 20% (30% in caso di demolizione). Ma a quanto apprende Il Sole 24 Ore tra le ipotesi allo studio ci sarebbe anche l'introduzione del silenzio-assenso per il permesso di costruzione sulle volumetrie minori (ad esempio l'aggiunta di una camera).

Il pacchetto sviluppo sarà arricchito dalle semplificazioni negli appalti pubblici (introduzione di percentuali fisse per le opere compensative richieste dagli enti locali e per le riserve) e da un sostegno più convinto alla ricerca. All'introduzione di un credito di imposta del 90% sugli investimenti in R&S dovrebbe aggiungersi il «contratto di programma strategico per la ricerca» chiesto dall'Istruzione: un accordo di programma per coordinare con enti e imprese gli investimenti in innovazione.

Un contributo potrebbe arrivare anche dai tavoli sulla semplificazione fiscale. L'amministrazione finanziaria avrebbe già focalizzato l'attenzione su alcune delle proposte formulate dalle associazioni di categoria: elevare i limiti per la contabilità semplificata; consentire la deduzione integrale di beni strumentali di "minor valore"; rivedere i limiti alla deducibilità dei costi sostenuti per le auto aziendali e ridurre dal 10 al 4% la ritenuta d'acconto sui bonifici per lavori di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica degli immobili.

Il confronto sulle proposte formulate da Confindustria e sul documento di Rete Imprese Italia con i 47 possibili interventi (quasi tutti a costo zero), è aperto e si gioca su quattro livelli, finalizzati a snellire gli adempimenti a carico delle aziende nel loro rapporto con il Fisco. Semplificazioni che in molti casi potrebbero arrivare semplicemente elevando dei limiti fissati anche da oltre 20 anni. Ad esempio il tetto all'obbligo della tenuta dei libri contabili è stato aggiornato nel 2001. Un suo ritocco verso l'alto potrebbe cancellare di colpo decine di obblighi e "oneri", che migliaia di Pmi si devono caricare per la tenuta delle scritture contabili.

Più che obsoleta la soglia fissata nel 1988 per gli ammortamenti di beni strumentali di importo ridotto. Il limite oggi fissato a 516 euro per la deducibilità integrale del bene appare quanto mai anacronistico. È rimasto schiacciato dalla mai avvenuta e più volte promessa rivisitazione dei coefficienti di ammortamento dei beni strumentali ancorati da 23 anni al Dm Finanze 31 dicembre 1988. Rivedibile anche la misura della manovra triennale (Dl 78/2010) sul conflitto di interessi tra chi paga con bonifici e chi esegue i lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici. L'attuale ritenuta d'imposta del 10% sui bonifici applicata a chi esegue i lavori del 36% o 55% potrebbe essere assimilata a quella del 4% per gli amministratori di condominio. Misura più che sufficiente per svolgere la sua funzione di spia di una possibile evasione.

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