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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 08:44.

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Nei giorni scorsi, le proteste per l'inefficienza del nuovo meccanismo del Sistri, il sistema informatico sulla tracciabilità dei rifiuti. Ieri il mondo delle imprese ha preso carta e penna e ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiedendo un incontro urgente a Palazzo Chigi e di rinviare l'entrata in vigore del nuovo meccanismo, come messo nero su bianco nel testo.

A firmare la lettera (si veda il testo riportato a fianco), che per conoscenza è stata inviata anche al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il presidente di Rete Imprese Italia (commercianti e artigiani), Giorgio Guerrini, l'Alleanza delle cooperative (Agci, Confcooperative e Lega), con il portavoce, Luigi Marino e il presidente della Confapi, Paolo Galassi.

Tutti uniti per contestare un meccanismo che nel giorno del test ufficiale, l'11 maggio, «ha dato un esito che difficilmente avrebbe potuto essere peggiore», come hanno scritto gli imprenditori. «Il 90% delle imprese ha avuto disfunzioni di ogni genere», e cioè l'inutilizzabilità dei dispositivi informatici forniti dal ministero, ore e ore di impossibilità di accedere al sistema, interruzioni nei collegamenti, procedure lunghissime.

Impossibile, quindi, far partire il Sistri dal 1° giugno, come prevede la legge. Vorrebbe dire, scrivono gli imprenditori, che 360mila aziende non potranno produrre, trasportare, smaltire i rifiuti se non con le nuove regole, pena gravi e onerose sanzioni. Fermo restando, comunque, che tutte le organizzazioni condividono lo scopo per cui è nato il nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti: e cioè, sottolinea la lettera, combattere la criminalità organizzata in un settore critico, portare a una semplificazione della gestione, eliminando la documentazione cartacea. Le imprese sono «molto preoccupate»: di qui la richiesta di una sospensione e di ripensare «tutti insieme», il sistema.

I risultati del test "dal basso" andato in scena mercoledì scorso – organizzato e voluto proprio dal mondo imprenditoriale, preoccupato dei profili operativi in vista del 1° giugno – del resto non aiutano l'ottimismo.

I dati ufficiali del click day sulla tenuta e sull'efficienza attuale del sistema Sistri parlano di 37.495 accessi informatici non riusciti da parte di 18mila imprese. La circostanza, già emblematica di per sè, è ancora più significativa se si aggiunge che le aziende entrate nel software hanno atteso in media tre o quattro ore per espletare una singola operazione, adempimento che oggi viene svolto in pochi minuti sui modelli cartacei, o addirittura in pochi secondi mediante procedure di tracciamento informatico già sviluppate in proprio dalle imprese. Inoltre, il 90% dei partecipanti al test di operatività di Sistri ha segnalato problemi rilevanti di funzionamento della procedura informatica.

Il timore, che oggi porta le associazioni promotrici del click day a chiedere un'ulteriore proroga (la terza) per Sistri, è che l'entrata in vigore tra due settimane di un sistema non ancora pronto porti alla paralisi reale dell'intero comparto della produzione, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti, vale a dire di una platea di quasi 400mila imprese. Un sacrificio troppo alto da pagare anche sull'altare di un'idea importante, e peraltro del tutto condivisa, di un nuovo approccio al ciclo dei rifiuti, dove a vincere siano la legalità, la competitività e la semplificazione.

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