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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2011 alle ore 09:25.

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È il giorno della verità per il nuovo redditometro. Oggi il nuovo strumento viene presentato all'agenzia delle Entrate e le categorie presenti all'incontro pongono una serie di paletti per un uso "ragionato" della rinnovata modalità di accertamento attraverso la valutazione delle spese effettuate dai contribuenti.

La prima indicazione che emerge è ovviamente quella dell'attesa. La prima presentazione del redditometro era avvenuta più di un anno fa: adesso c'è l'aspettativa di vedere le novità intervenute. Detto questo, però, molti sono i "non vogliamo" delle categorie. Una prima avvertenza viene da Andrea Trevisani (Confartigianato): «Trattandosi di risultati frutto di elaborazioni statistiche va evitato di trarre la facile conclusione che il reddito ricostruito sia quello "reale"». Invece, ricorda Trevisani, «si tratta di un reddito "possibile", da cui dovrebbe discendere la natura di presunzione semplice del risultato, la cui gravità, precisione e concordanza deve nascere all'interno del contraddittorio».

E per Claudio Carpentieri (Cna) «va evitata ogni applicazione non ragionata, e comunque l'utilizzo del redditometro va orientato verso gli evasori totali o per i casi in cui è più marcata la distanza tra consumi dichiarati e e redditi». Inoltre, afferma Carpentieri, «occorre tener conto anche dei risultati degli studi di settore, perché nella determinazione del reddito d'impresa ci sono molti elementi figurativi che abbattono il reddito dichiarato, ma in modo del tutto legittimo».

L'intreccio tra redditometro e situazione di coloro che applicano gli studi rappresenta una preoccupazione condivisa. Per Marino Gabellini (Confesercenti) «il redditometro non dovrebbe applicarsi ai redditi d'impresa e a coloro che applicano gli studi di settore, ma alle persone fisiche. In ogni caso per queste categorie dovrebbe essere uno strumento residuale. E inoltre i contribuenti dovrebbero conoscere prima i risultati del redditometro per potersi adeguare o eventualmente ravvedere». Anche Beniamino Pisano (Casartigiani) sottolinea che «non si può fare un doppione degli studi di settore, che già misurano la situazione di alcune tipologie di contribuenti. Il rapporto con il redditometro è in questi casi un problema che va chiarito».

L'attesa però non è solo quella di conoscere il nuovo redditometro, ma anche di vederlo alla prova. Per Antonio Vento (Confcommercio), infatti, «oltre all'esigenza di conoscere le novità che ci saranno illustrate, c'è anche quella di vedere come nei casi reali funziona il nuovo strumento. Un'applicazione sul campo per verificarne gli effetti». Vento aggiunge anche un no a ulteriori adempimenti, con l'aggiunta di obblighi dichiarativi per i contribuenti, quando i dati sono già posseduti dall'amministrazione.
Le imprese industriali, dal canto loro, hanno ribadito il favore verso lo strumento del redditometro, e di recente anche sostenuto la necessità di indicare nelle dichiarazioni dei redditi la situazione patrimoniale per evidenziare i cambiamenti di stock.

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