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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 07:38.
Nessuna rivalutazione delle rendite catastali per gli immobili della Chiesa. È una delle sorprese contenute nel decreto salva-Italia. Che si aggiunge alla conferma dell'esenzione dal pagamento dell'Ici oggi (e dell'Imu domani) sui beni utilizzati da enti cattolici, oltre che dal mondo del non profit, a fini anche commerciali. Con un effetto sulle casse dell'erario stimato in 400 milioni di euro l'anno.
Un "tesoretto" che potrebbe tornare utile al governo e alla commissione Bilancio e Finanze di Montecitorio, impegnati nella ricerca di nuove coperture per assicurare una maggiore equità su pensioni e tassazione del "mattone".
Mentre infuria in Parlamento e sui social network la polemica sull'Ici alla Chiesa la vera novità della manovra è il congelamento delle rendite catastali per gli edifici destinati alle funzioni core svolte Oltretevere. Mentre per le abitazioni il moltiplicatore per la rivalutazione è passato in un colpo solo da 100 a 160, per i negozi e le botteghe da 34 a 55 e per gli uffici da 50 a 80, sugli immobili di classe B (dai collegi alle scuole, dai seminari ai convitti) l'asticella è rimasta a 140. Dove l'aveva fissata un Dl del 2006. Purtroppo, però, non è possibile tradurre in euro tale beneficio – che riguarda, va precisato, quegli immobili sui cui oggi la Chiesa paga l'Ici perché hanno risvolti commerciali - perché la relazione tecnica al decreto non chiarisce quanti degli 11 miliardi attesi dall'operazione-casa arrivi dal ritorno dell'imposizione sulla prima casa e quanta dal "tagliando" delle rendite.
Qualche numero esiste invece sull'altra partita: la conferma dell'esenzione prevista dalla legge Ici del '92, ribadita dal decreto attuativo 23/2011 del federalismo municipale e messa sotto osservazione dall'Ue con una procedura d'infrazione Ue che potrebbe concludersi a breve. Qui la manovra si limita a lasciare tutto com'è. Il prelievo non riguarderà quelli «destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive» se posseduti dai soggetti passivi d'imposta che «non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali». Un gruppo di cui fanno parte anche la Chiesa e il no profit. Secondo l'Anci, a dati 2007 (quando esisteva ancora l'Ici prima casa che da gennaio tornerà come Imu, ndr), l'esenzione vale 400 milioni. Anche se il presidente della commissione tecnica per il federalismo, Luca Antonini, riduce tale valore a 80-100 milioni.
Sarà il Parlamento a decidere se farli tornare utili nella rimodulazione dei sacrifici imposti dalla manovra. Per ora il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, lascia ai suoi «libertà di coscienza». E, mentre il gruppo ad hoc lanciato su Facebook da Micromega supera i 70mila iscritti, prosegue la levata di scudi del fronte cattolico. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha integralmente ripubblicato ieri il suo editoriale del giorno prima nel quale definiva un «fantasma» quello dell'Ici sulla Chiesa. Mentre per il presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Dalla Torre, l'esenzione è vantaggiosa anche per lo Stato visto che serve a gestire «tutti servizi di alta rilevanza sociale che lo Stato non è in grado di gestire».
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