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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2012 alle ore 15:43.

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Ho intenzione di acquistare un'auto di lusso e sto vedendo che ormai l'offerta delle case automobilistiche comprende sempre più modelli con alimentazione ibrida (benzina+motore elettrico), soprattutto tra le Suv. Acquistando una vettura ibrida di lusso, come cambia l'"attenzione" del fisco verso il proprietario? Si può beneficiare di un "premio" nel meccanismo del redditometro? E ci sono incentivi sul costo di acquisto o sconti sul bollo auto?
Sostanzialmente, per ora, non ci sono differenze: chi acquista un'auto di lusso ibrida viene trattato come se acquistasse lo stesso modello ma con alimentazione a benzina o a gasolio. Possono esserci lievi varianti regionali riguardo al bollo auto. In prospettiva, qualcosa potrebbe cambiare. Vediamo punto per punto gli aspetti su cui il lettore pone le sue domande.
Quanto all'"attenzione" del fisco verso il proprietario dell'auto, i parametri finora utilizzati dall'agenzia delle Entrate (si vedano le risposte ai due quesiti precedenti) non discriminano secondo il tipo di propulsione e/o di alimentazione. Non sembra farlo nemmeno il futuro redditometro, per la parte che è stata sinora esplicitata (in attesa che vengano poi definiti tutti i dettagli). D'altra parte, si può ritenere che questa uniformità di trattamento sia giustificata: finore la case automobilistiche hanno lanciato auto di lusso ibride in cui la parte di propulsione elettrica è stata utilizzata più per incrementare le prestazioni del motore tradizionale che per garantire un'autonomia di un qualche rilievo nella marcia a batteria (che infatti è possibile solo per pochissimi chilometri, dopo di che è necessario che si affianchi il propulsore a scoppio). In definitiva, i veri benefici dell'ibrido su questo tipo di vetture sono di marketing (immagine ecologista) e di diminuzione dei consumi (stanno scomparendo i motori più grandi e "assetati", sostituiti a parità di prestazioni appunto dall'accoppiata tra un propulsore a benzina più piccolo e uno elettrico). Quest'ultimo aspetto ha però un suo valore economico che quest'anno va aumentando: oltre all'ovvio risparmio sui costi del combustibile (gravati peraltro dal susseguirsi di inasprimenti delle accise), c'è la possibilità di ridurre le sanzioni cui da quest'anno vanno incontro anche in Europa i costruttori vendendo auto che superano i limiti di emissione di CO2 (gas serra emesso dai motori in quantità direttamente proporzionale al consumo) fissati dalla Ue. In pratica, il regolamento europeo 443/2009 stabilisce un valore-base (130 grammi di CO2 per chilometro, corrispondenti all'attuale standard di molte diesel medie e medio-grandi), da correggere al rialzo con una formula che tiene conto del peso del veicolo. Si ottiene così un limite di emissioni imposto a ogni veicolo: semplificando e sintetizzando, se i g/km realmente emessi durante i test di omologazione (che sono poco impegnativi rispetto alla circolazione reale su strada aperta) superano il limite, il costruttore dovrà pagare una sorta di sanzione, variabile da 5 a 95 euro (per ogni esemplare di quel modello che ha venduto in Europa) secondo l'entità dello sforamento e l'anno (il meccanismo diventerà più severo col passare del tempo, fino ad arrivare a 95 euro per qualsiasi sforamento a partire dal 2019. Ulteriori correttivi sono previsti in base alla quota di esemplari elettrici o comunque a bassissime emissioni che il costruttore riesce a vendere. Ovviamente si può prevedere che questi esborsi cui il costruttore va incontro saranno poi caricati sui prezzi di vendita delle auto, con criteri a discrezione di ciascuna casa automobilistica.
Quanto agli incentivi sul costo di acquisto, lo Stato al momento non prevede alcun contributo, né ai cittadini né alle imprese. Sono giacenti in Parlamento alcune proposte di legge, ma non sarà facile che arrivino in porto date l'attuale situazione dei conti pubblici e la cospicua entità del bonus che dovrebbe essere erogato per rendere efficace l'iniziativa (i prezzi delle vetture ibride e più ancora quelli di quelle elettriche sono molto alti in rapporto alla concorrenza con motori tradizionali). Contributi sono comunque in vigore a livello locale, anche se non di rado sono di breve durata.
Quanto al bollo, la normativa nazionale (articolo 22 del Dpr 39/53 e articolo 17 comma 5 lettera B della legge 449/97) consente l'esenzione totale per i primi cinque anni e una riduzione del 75% per tutti i successivi. Ma questi benefici sono riservati esclusivamente ai veicoli che dalla carta di circolazione risultano a propulsione elettrica. Ciò vuol dire che gli ibridi ne sono esclusi. Per la precisione, risultano ufficialmente elettriche anche poche auto che hanno un motore a scoppio, perché esso non muove direttamente le ruote, ma serve solo a ricaricare le batterie (quindi è considerato come un impianto ausiliario). Alcune Regioni, tuttavia, prevedono ulteriori agevolazioni: Lombardia (legge regionale 10/03) e Piemonte esentano i veicoli elettrici in modo permanente, quindi anche oltre i primi cinque anni di vita. La Provincia autonoma di Trento (legge provinciale 18/11), invece, esenta per i primi cinque anni anche le ibride, purché immatricolate nuove dopo il 30 dicembre 2010.

Ho intenzione di acquistare un'auto di lusso sportiva ma "a emissioni zero" in quanto la propulsione è totalmente elettrica. Dovrei pagare il superbollo nonostante faccia una scelta di assoluta avanguardia dal punto di vista della tutela dell'ambiente?

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