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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 08:18.

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Ripristinate per decreto legge le commissioni bancarie, proprio nel momenti in cui erano state cancellate. Domenica scorsa, contemporaneamente all'entrata in vigore della legge 27/12 che le abrogava, diventava operativo il Dl 29/12 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di sabato 24 marzo, proprio come la legge), che lascia alle banche la possibilità di applicare commissioni sulle linee di credito. Fanno eccezione le commissioni che violano le regole sulla trasparenza fissate dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio in base al decreto «salva Italia».

Il provvedimento, anticipato dal Sole 24 Ore la settimana scorsa, neutralizza un emendamento del Dl liberalizzazioni (1/12, convertito appunto dalla legge 27/12) che aveva stabilito la nullità di tutte le clausole che prevedevano commissioni sulle linee di credito. Una decisione che aveva suscitato la forte protesta del mondo bancario, con le dimissioni dei vertici dell'Abi e costi stimati a carico del sistema per circa 10 miliardi di euro. Se fosse entrato in vigore, anche temporaneamente, avrebbe creato notevoli difficoltà: le filiali non avrebbero più potuto gestire operazioni di credito con prevista commissione.

Col Dl 29/12, sono nulle le clausole che prevedono commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento e del loro utilizzo, solo se stipulate in violazione delle disposizioni adottate dal Cicr ai sensi del decreto legge «salva Italia», che prevede un tetto massimo delle commissioni pari allo 0,5% trimestrale. Una scelta, quella di ripristinare la situazione preesistente, criticata da alcuni esponenti politici, almeno per le sue modalità.

L'Associazione bancaria italiana, già venerdì al termine della riunione del Consiglio dei ministri, aveva dichiarato il suo apprezzamento per la decisione presa dal Governo e ieri soddisfazione è stata espressa da Fabio Galla, amministratore delegato di Bnl. Il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, invece, sempre nella giornata di ieri, è andato oltre.

Infatti, trovata la soluzione per le commissioni, è necessario affrontare due questioni: «Mettere a disposizione un plafond per gli investimenti e risolvere il tema dei crediti della Pubblica amministrazione». Sul primo fronte è necessario, secondo Mussari, offrire alle aziende la possibilità di investire a condizioni più vantaggiose. Per i crediti, invece, Governo e Parlamento devono individuare un modo per facilitare gli incassi delle imprese che vantano crediti senza svantaggi per il debito pubblico.

In tema di credito alle aziende, il decreto legge, recependo un ordine del giorno delle forze di maggioranza alla Camera, ha istituito un Osservatorio per il monitoraggio dell'accesso al credito, con attenzione particolare alle piccole e medie imprese. Tale struttura sarà composta da due rappresentanti del ministero dell'Economia e delle Finanze, da un rappresentante del ministero dello Sviluppo economico, da uno della Banca d'Italia e vi potranno essere invitati senza diritto di voto i rappresentanti dell'Abi e delle associazioni del mondo imprenditoriale.

L'Osservatorio potrà attivarsi d'ufficio o su segnalazione delle imprese a fronte una mancata concessione (o di una revoca) di credito ritenuta ingiustificata. L'organismo, se ritiene che ci siano gli estremi, potrà chiedere un riesame delle decisioni da parte della banca, potrà formulare raccomandazioni per migliorare i processi di verifica del merito di credito e potrà segnalare all'Antitrust, a fronte di indizi, ipotesi di intese o pratiche concordate.

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