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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2012 alle ore 10:05.

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Il Governo «si impegna a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili» per tutti i lavoratori rimasti senza impiego e lontani dalla pensione. Ad affermare che va tutelata la platea complessiva degli «esodati» è Palazzo Chigi, nella nota ufficiale con cui viene dato l'annuncio che il decreto interministeriale sui primi 65mila «salvaguardati» è stato firmato dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e da Mario Monti, in qualità di ministro dell'Economia (anche se la firma in calce sul testo è quella del viceministro Vittorio Grilli) e può quindi diventare operativo.
In particolare il provvedimento (anticipato il 24 maggio scorso dal Sole 24 Ore) garantisce l'accesso alla pensione con le vecchie regole, quelle in vigore prima della riforma Fornero, solo ai 65mila «esodati» che prima del 4 dicembre 2011 risultavano già in mobilità e con i requisiti per il pensionamento in maturazione nei tre anni successivi (quattro nel Mezzogiorno).

Una soluzione duramente criticata fin dal primo momento dai sindacati e anche dai partiti della maggioranza, Pd in testa. Ma lo stesso ministro Fornero ha più volte ripetuto che il Governo avrebbe cercato di estendere il salvataggio anche agli «esodandi» (130mila secondo le stime Inps, 300mila per i sindacati) compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica. E ora anche la Presidenza del Consiglio fa ufficialmente suo questo impegno. «Il Governo – si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi – è consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti, a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali».

Affermazioni, quelle di Palazzo Chigi, che rassicurano solo in parte i sindacati: Cgil, Cisl, Uil e Ugl chiedono ascolto e reale disponibilità al dialogo all'Esecutivo. Proprio i sindacati hanno avviato mercoledì scorso un tavolo tecnico alla Camera con la Commissione Lavoro per individuare, d'intesa con le forze di maggioranza ma anche d'opposizione, una soluzione certa e definitiva per tutti gli «esodati». La base di partenza di questo tavolo è una proposta di legge presentata dal Pd, primo firmatario Cesare Damiano, che punta a estendere la platea degli «esodati» non tanto su base numerica ma soprattutto individuando le tipologie dei lavoratori da "salvare". Resta però tutto da sciogliere il nodo risorse.

Tornando al decreto interministeriale messo a punto dal ministro Fornero e vistato ieri anche dall'Economia, a uscire saranno anzitutto 25.590 lavoratori «over 50» che prima del 4 dicembre scorso risultavano già in mobilità ordinaria e con i vecchi requisiti previdenziali in maturazione entro i tre anni dall'inizio della tutela, (quattro anni nel Mezzogiorno). I beneficiari agganciati alla mobilità lunga saranno 3.460. Pensionamento assicurato con le vecchie regole anche a 17.710 soggetti che hanno prestazioni a carico dei fondi di solidarietà (a cominciare dal settore del credito) e a 10.250 prosecutori volontari. Salvataggio garantito pure per 950 lavoratori esonerati dal servizio e 150 genitori in congedo per assistere i figli. Per accordi di incentivo all'esodo (senza mobilità) saranno salvaguardate 6.890 persone. «L'esame delle istanze – come ricorda la nota di Palazzo Chigi – è affidato all'Inps». Per realizzare l'operazione sono a disposizione oltre 5 miliardi già previsti dal decreto "Salva Italia".

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