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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 10:16.

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E il concorso sfociò in protesta. Al punto che si è dovuta annullare la prova. Situazione inedita per un concorso per l'avvocatura dello Stato, quella che si è registrata ieri a Roma, all'hotel Ergife, dove sono arrivati in circa un migliaio per tre posti di Procuratore.

Tensioni, fischi, urla, parapiglia, candidati che si alzano e intonato l'Inno di Mameli, protestando contro «irregolarità nelle procedure e poca vigilanza perchè – hanno detto – c'era gente che copiava».
Per sedare gli animi sono intervenuti polizia e carabinieri e la prova è stata annullata. Una decisione - specifica l'avvocato generale dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza –, presa a causa di «gravi disordini inscenati da una minoranza di candidati che protestavano in modo esagitato contro i tempi eccessivi trascorsi prima dell'inizio della prova (tempi per lo più dovuti all'appello di ben 975 candidati) allegando anche altre pretestuose lamentele».

Ma alcuni dei partecipanti parlano di irregolarità. «Al concorso – racconta uno di loro – è scoppiata la rivoluzione, quando si è scoperto che alcuni candidati erano entrati con i codici commentati, che non sono ammessi: abbiamo cominciato a chiederci quanti altri candidati fossero riusciti ad aggirare i controlli ed è successo il finimondo». «Ieri (lunedì, ndr) – prosegue il candidato – ci hanno fatti andare all'Ergife per la consegna codici, che non devono essere commentati né presentare annotazioni scritte: il controllo ha preso una marea di tempo e arrivati alle 14 era ormai del tutto sommario. Oggi (ieri, ndr), di nuovo tempi biblici per entrare. Inoltre, dopo ore di attesa, all'ingresso non ci consegnano la busta per l'anagrafica, ma ci viene detto che l'avremmo ricevuta solo dopo la dettatura delle tracce: ma così chi garantisce che a qualcuno non arrivi con il compito già fatto?».

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