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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 06:39.

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Va oggi al Consiglio dei ministri il decreto per la riforma professioni. In tempo per rispettare i tempi della delega data al Governo, che scadono il 13 agosto. Rispetto alla bozza di decreto sulla quale il Consiglio di Stato aveva fatto diversi rilievi (si veda il Sole 24 Ore dell'11 luglio), più di una cosa è destinata a cambiare.
Viene riscritta la definizione di professione regolamentata, che non includerà più i soggetti iscritti a registri ed elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici.
Il tirocinio potrà durare al massimo 18 mesi e sarà obbligatorio solo se previsto dai singoli ordinamenti professionali. A quanto risulta – il nuovo testo non è ancora consultabile – cadrà l'incompatibilità assoluta che era stata prevista per i pubblici dipendenti sia full time che part time. L'interruzione del tirocinio non giustificata superiore a tre mesi comporterà l'inefficacia di quello già svolto; se però c'è un giustificato motivo, l'interruzione non dovrà comunque superare i nove mesi (inizialmente erano sei).
Le 200 ore di formazione professionale non saranno più obbligatorie, ma facoltative; i corsi – che non dovranno durare più di sei mesi – potranno essere organizzati anche da enti esterni alla categoria, ma solo se autorizzati dal Consiglio nazionale di categoria, sentito il parere vincolante del ministero vigilante. Gli Ordini hanno un anno di tempo per regolamentare la materia (contenuti del corso, durata minima, condizioni di frequenza eccetera). Sembra destinata a cadere l'ipotesi di un'applicazione retroattiva delle nuove regole: sarà soggetto alle nuove norme solo chi si iscriverà al registro dei tirocinanti dal giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto. La formazione continua sarà sotto il controllo degli Ordini, che potranno autorizzare anche enti o soggetti esterni.
L'articolo relativo al sistema disciplinare – fortemente criticato da più parti – sarà totalmente riformulato. Spetterà al presidente del Tribunale, nel cui circondario ha sede il Consiglio di disciplina territoriale, nominarne i membri, sulla base di un elenco fornito dall'Ordine; l'elenco dovrà contenere un numero di nominativi pari al doppio del numero di consiglieri da nominare. Gli Ordini avranno tre mesi di tempo per stabilire i criteri di scelta dei "candidati" alla carica di consigliere disciplinare, carica che potrà essere occupata anche da soggetti esterni alla categoria e non iscritti all'albo.
Sul fronte dell'assicurazione obbligatoria, a quanto risulta, è stata accolta la richiesta di un periodo transitorio, che dovrebbe essere di 12 mesi.
L'approdo in Consiglio dei ministri del Dpr professioni sembra far tramontare definitivamente l'ipotesi di uno stralcio della posizione degli avvocati dal provvedimento. Ma per i legali oggi resta il momento della verità. Le varie anime dell'avvocatura hanno trovato un punto d'accordo nell'interpretare come una reale volontà di dialogo un eventuale via libera del Consiglio dei ministri di oggi alla Commissione in sede deliberante per l'approvazione del loro Statuto. Diversamente, i legali si ritireranno sull'Aventino, interpretando una risposta negativa come un'implicita rinuncia alla collaborazione del mondo forense per dare corpo alle riforme che riguardano la giustizia, a cominciare dallo smaltimento dell'arretrato civile.

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