Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 10:40.

My24

PALERMO – I magistrati del distretto palermitano hanno fatto la pace con il governo. Dopo anni di aspre critiche ai Guardasigilli che si sono avvicendati, il presidente della Corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, parla di «clima decisamente cambiato» e di un ritorno a un «confronto costruttivo, accantonando il progetto di riforme epocali».

L'auspicio, condiviso anche dal procuratore capo, Francesco Messineo, è che la classe dirigente che verrà fuori dalle prossime elezioni politiche possa seguire questo esempio di dialogo e di «volontà effettiva di collaborare per raggiungere un obiettivo condiviso: trasformare la giustizia da ostacolo per la crescita a volano per un'economia competitiva». E dopo l'aspra contrapposizione fra la Procura isolana e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha portato al conflitto di competenza sollevato di fronte alla Consulta, un segnale distensivo arriva dall'inaugurazione dell'anno giudiziario: «Noi magistrati - spiega Oliveri - rinnoviamo l'impegno a non cercare lo scontro, a non sentirci investiti di missioni improprie, perché il magistrato non deve dimostrare alcun assunto, non certamente quello di avere il coraggio di 'toccare i potenti' anche contravvenendo a regole inderogabili»

Troppe intercettazioni
In questo ritrovato clima di collaborazione, sostiene Oliveri, è possibile anche affrontare temi spinosi quali quelli dell'abuso delle intercettazioni. Nel periodo di riferimento, che va dal luglio 2011 al giugno 2012, le procure che ricadono nel distretto di Palermo hanno messo sotto controllo poco più di 7 mila 500 telefoni, mentre le intercettazioni ambientali sono state quasi 1.700, per un costo complessivo di 36 milioni di euro, otto in più rispetto al periodo precedente. Un salasso dovuto "all'aumento vertiginoso dei prezzi di noleggio delle apparecchiature" che, però, nel listino approvato per il 2012 saranno ridotti del 20 per cento.
«Il problema principale resta, purtroppo, sempre quello della durata del processo, che incide sempre più negativamente su un tessuto economico economico e sociale già fortemente pregiudicato dalle criticità di una congiuntura che ormai da lungo tempo affligge il nostro Paese» avverte Oliveri che sottolinea, comunque, la buona performance del settore penale, dove le pratiche evase sono lievemente maggiori di quelle subentrate con una pendenza praticamente invariata (52.350 processi).

La nota dolente è nell'ambito civile, dove i procedimenti sopravvenuti sono maggiori di quelli definiti con una pendenza in crescita (163.399 processi). Fra le proposte messe sul tavolo, la depenalizzazione della detenzione delle droghe cosiddette "leggere" e del reato di immigrazione clandestina.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi