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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 12:28.

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Il pubblico ministero di Milano Gaetano Ruta ha chiesto una condanna di 2 anni e 6 mesi per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, imputati con altre persone a Milano per una presunta evasione fiscale da circa un miliardo di euro. Dei due reati contestati uno è già prescritto. Il pm nel chiedere al giudice monocratico la condanna a due anni e sei mesi per i due stilisti ha sottolineato che «sono coloro che hanno maggiormente beneficiato di questa operazione» e cioè la creazione di una società, la lussemburghese Gado che, secondo le indagini, risultava essere la proprietaria di due marchi del gruppo e che di fatto veniva gestita in Italia, consentendo così notevoli "risparmi" fiscali. «Gado era una costruzione artefatta - ha spiegato il pm - funzionale a realizzare il vantaggio fiscale che è stato ottenuto».

La pubblica accusa, oltre a chiedere il carcere per Stefano Dolce e Domenico Gabbana, ha chiesto le condanne di tutti gli imputati eccetto uno, tra cui tre anni di reclusione per Luciano Patelli, il commercialista definito «istigatore del piano illecito» del quale ci sarebbe stata «piena condivisione». Secondo gli inquirenti l'evasione fiscale sarebbe stata di circa 416 milioni di euro per ciascuno dei due stilisti, a cui vanno aggiunti altri 200 milioni di euro di un presunto imponibile evaso in relazione alla società Gado. Il primo reato contestato e che è stato incasellato sotto la dichiarazione infedele dei redditi si è prescritto a fine aprile, per questo il pm ha chiesto che venga dichiarata l'estinzione. Rimane invece in piedi la seconda contestazione e che riguarda il reato di omessa dichiarazione.

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