Fondi pensione, bene i rendimenti ma un quinto degli iscritti non versa i contributi

Mantengono la loro vocazione alla prudenza le gestioni degli strumenti di previdenza complementare, concentrate in particolare sui titoli di Stato dei paesi industrializzati, con particolare riferimento a quelli europei; questi ultimi rappresentano oltre la metà del portafoglio totale, con l'esposizione ai titoli italiani al 27,8%. Variabile l'esposizione alle azioni: maggiore per gli aperti, inferiore per Pip e negoziali.

L'allargamento dei limiti di investimento è ancora di là da venire: la revisione del decreto 703/96, attesa da tempo, è pronta al varo, dopo una lunga fase elaborativa a cura del Ministero dell'Economia e della Covip. Ricordiamo che i fondi pensione non investono direttamente sui mercati: affidano i mandati di gestione, dopo gara pubblica, a gestori professionali che investono fornendo indicazioni di acquisto o di vendita a banche depositarie, le quali a loro volta custodiscono i contributi dei lavoratori e movimentano il patrimonio.

Nel corso degli ultimi anni la Covip ha richiamato più volte i fondi sul tema del turnover di portafoglio, ossia sulla frequenza con cui i titoli vengono acquistati e venduti: una modalità di rischia di aumentare i costi nel tentativo di migliorare le performance. Obiettivo raggiunto, a quanto sembra, dai fondi negoziali, che hanno visto aumentare in modo rilevante il turnover di portafoglio, con risultati però coerenti con questo obiettivo; in calo invece l'indicatore per quanto riguarda fondi aperti e Pip che in taluni casi hanno ottenuto performance ancor migliori.