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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 07:00.

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Le neo o future mamme hanno tempo fino a domani 11 luglio per partecipare al bando riguardante il contributo economico da usare per pagare l'asilo nido o la baby sitter. L'iniziativa, prevista dalla riforma Fornero dell'anno scorso, aveva suscitato molto interesse: peccato, però, che la sua utilità rischia di essere compromessa dal basso numero di asili che hanno aderito al progetto.

La legge 92/2012 ha introdotto, in via sperimentale per il triennio 2013-2015, un contributo economico a vantaggio delle madri lavoratrici, utilizzabile per pagare la baby sitter o la retta degli asili nido pubblici o dei servizi privati accreditati. L'aiuto, pari a un massimo di 300 euro al mese per non oltre un semestre, è alternativo al congedo parentale e non è accessibile alle lavoratrici autonome.

La gestione del bando è stata affidata all'Inps, che ha previsto due fasi successive. Nella prima, gli asili nido interessati a partecipare all'iniziativa dovevano presentare la relativa richiesta all'istituto di previdenza, che, verificati i requisiti, li avrebbe inseriti in un elenco destinato successivamente a essere consultato dalle mamme che richiedono il contributo. Questa prima parte del bando è stata aperta il 16 maggio e chiusa il 26 giugno, dopo una proroga del termine previsto inizialmente «in considerazione delle molteplici esigenze rappresentate dalle diverse realtà locali».

Ora che l'elenco è stato completato e messo a disposizione delle mamme, si può verificare che contiene 1.994 strutture distribuite in tutto il territorio nazionale. In Italia gli asili nido pubblici sono circa 3.700, a cui si aggiungono oltre 4.500 strutture private, di cui però solo una parte accreditate.

Comunque, anche prendendo in considerazione le sole strutture pubbliche, i numeri dicono che al bando ha partecipato poco più della metà degli asili. Dall'Inps fanno sapere che tutte le domande arrivate sono state accolte, dunque non c'è proprio stato interesse da parte degli operatori, nonostante l'Inps affermi di aver pubblicizzato l'iniziativa tramite l'Associazione nazionale dei comuni italiani e le associazioni nazionali di categoria. Secondo Assonidi, che riunisce circa 700 strutture private presenti nel Nord Italia, il bando in sé era buono, ma è stato gestito con tempi troppo stretti per avere un'adesione alta da parte delle strutture.

Così, l'utilità dell'iniziativa rischia di essere compromessa prima ancora di partire, dato che una madre lavoratrice può chiedere il contributo per pagare l'asilo solo se il figlio è iscritto a una struttura che compare nell'elenco Inps.

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