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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2013 alle ore 15:30.
Tassa del lusso, Iva, imposte dirette, imposte sostitutive, accertamenti, comunicazioni all'agenzia delle Entrate o alla capitaneria di porto.
Sono queste le "boe" con le quali deve fare i conti il settore nautico che continua ad auspicare una decisa ripresa economica, forse grazie anche ai recenti interventi normativi.
È stata infatti ridotta la tassa sul possesso delle imbarcazioni e il noleggio occasionale può scontare un'imposta sostitutiva solo se di durata massima di 40 giorni.
A fronte di queste misure, che sembrerebbero voler rilanciare il particolare comparto, occorre anche registrare i continui e spesso ripetuti controlli da parte degli organismi addetti alla vigilanza.
Ci sono i controlli in mare dove Guardia di Finanzia, Carabinieri, Polizia, Guardia costiera o Capitaneria di porto fermano le barche al fine di riscontrare l'idoneità alla navigazione, il reale possessore ai fini della capacità contributiva, la regolare assunzione di eventuale personale di bordo eccetera.
Ci sono poi i controlli "a terra", ossia quelli eseguiti a privati, atti a riscontrare la legittima provenienza del denaro utilizzato per l'acquisto, ovvero alle imprese, per la corretta applicazione dell'Iva e delle imposte sui redditi.
L'impressione, tuttavia, è che tali e tanti controlli spesso non sia coordinati tra loro, duplicandosi anche nella stessa giornata sul medesimo contribuente.
Ora, non volendo contestare la necessità delle verifiche da parte degli organi di vigilanza, l'impressione è che il fatto di possedere una barca equivalga ad essere un evasore fiscale.
Considerazione questa che sicuramente si configura in un ulteriore deterrente alla concreta ripresa.
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