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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 10:51.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2013 alle ore 19:48.

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Fino a centomila giovani avvocati a rischio espulsione per la difficoltà ad affermarsi nella professione. Il pericolo nasce da quanto previsto dall'articolo 21 della riforma forense che individua nell'esercizio continuo della professione e nella contestuale iscrizione cassa-albo le soluzioni per continuare a far parte della categoria. Contro chi crede che per risolvere il problema del grande numero di avvocati sia sufficiente far leva su queste norme che penalizzano i professionisti più "deboli", l'associazione nazionale giovani avvocati - riunita a Palermo per il XXII congresso nazionale che si chiuderà domenica – promette le barricate.

Nel mirino del presidente uscente Dario Greco finisce la «pessima» riforma dell'ordinamento che mette all'angolo le giovani generazioni di oggi e di domani. «Una legge dove la parola giovani è contenuta una sola volta per una petizione di principio – si rammarica Greco – mentre anziano, anziani e anzianità si ripetono per bene 18 volte». Secondo Greco le conseguenze delle parole si traducono poi nei fatti, con l'intenzione, neppure tanto occulta, di far pagare ai giovani le colpe dei padri. Il leader dell'Aiga trova dei responsabili per l'aumento esponenziale del numero di avvocati iniziato negli anni 90. «I colpevoli sono tutti i componenti delle commissioni di esame da avvocato dal 1988 fino ad oggi. E ancora prima – sostiene Dario Greco – tutti coloro che li hanno nominati e non sono mai intervenuti per sanzionare le Corti d'Appello dove il clientelismo era all'ordine del giorno». Greco si dice convinto che chi si iscrive all'albo debba voler fare l'avvocato e la pratica e l'esame di stato non devono diventare la scorciatoia per accedere ad altre attività o per parcheggiare i disoccupati intellettuali.

Detto questo però, bolla come ingiusto e immorale pensare di espellere dalla categoria decine di migliaia di ragazzi che, con il loro lavoro, «consentono agli studi legali di stare aperti, molto spesso, senza percepire un centesimo di compenso». Per evitare l'epurazione serve l'intervento della Cassa forense, che ha già fatto molto, mettendo a punto una bozza di regolamento dell'articolo 21 che per i primi anni della professione prevede contributi ridotti della metà rispetto al minimo. Ma per l'Aiga non basta ad eliminare le iniquità del sistema previdenziale. A cominciare dai pensionati che contribuiscono nella misura del 7% rispetto al 14% degli attivi pur essendo "usciti" con un sistema retributivo. Il confronto con la Cassa non mancherà, come non mancheranno le occasioni per dialogare con il Consiglio nazionale forense e l'Organismo unitario dell'avvocatura tutti presenti all'appuntamento di Palermo dal quale si uscirà con l'elezione del nuovo numero uno dei giovani a cui sono candidate due donne: il segretario nazionale Claudia Pizzurro e il tesoriere nazionale Nicoletta Giorgi. Per la prima volta nella sua storia l'aiga avrà dunque un vertice "rosa".

Ai problemi dei giovani avvocati, ma non solo, il presidente dell'ordine di Firenze Sergio Paparo, aggiunge anche l'effetto geografia giudiziaria per chi esercita nei distretti soppressi dalla riforma. Una nuova mappa che – secondo Dario Greco – ha scatenato uno tsunami senza produrre però l'effetto di rendere più efficiente il sistema giustizia. Ma anche qui il presidente dei giovani trova delle responsabilità all'interno della categoria.«L'avvocatura italiana non ha fatto una bella figura, difendendosi posizioni indifendibili e arroccandosi sulla mera conservazione dell'esistente». Il ministero dal canto suo avrebbe potuto offrire la possibilità ai tribunali soppressi di divenire sezioni distaccate. Dal palco del complesso monumentale del reale albergo delle Povere i giovani, attraverso il loro presidente rilanciano la battaglia sulla governance della categoria tornando a chiedere l'applicazione del principio "un uomo un voto" nell'elezione dei rappresentanti.

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