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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2014 alle ore 14:02.
L'ultima modifica è del 30 gennaio 2014 alle ore 17:34.

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John Elkann (Ansa)John Elkann (Ansa)

«C'è la libera circolazione dei capitali in Europa e nel mondo.Chi viene in Italia paga le tasse in Italia, chi va all'estero paga all'estero. Ci sono molte aziende italiane che stanno tornando in Italia pagando quanto devono. La Fiat spostando la sua sede fiscale nel Regno Unito verserà in Italia la exit tax. Nessuno può impedire alla Fiat di fare le scelte necessarie per la sopravvivenza e lo sviluppo dell'azienda. Verificheremo il pieno rispetto delle norme fiscali, se ha delle società in Italia pagheranno regolarmente le imposte in Italia». Così il direttore dell'agenzia delle Entrate Attilio Befera, ha commentato le novità sul futuro del Gruppo Fiat intervenendo a Telefisco.

In Italia Fiat, anche quando sposterà nel Regno Unito il quartier generale (le funzioni di direzione e controllo della nuova holding) e la sede fiscale accedendo ai vantaggi del sistema tributario britannico, dovrà comunque pagare le imposte nazionali e locali (Irap) in relazione alle società e alle stabili organizzazioni che resteranno nella Penisola.

È difficile determinare il quantum perché dipenderà dal futuro assetto produttivo che si darà il Gruppo. Inoltre, si dovrà procedere al calcolo della cosiddetta "exit tax", alla quale Befera ha appunto fatto riferimento. Si tratta dell'articolo 166 del testo unico sulle imposte sui redditi In vigore dal 25 marzo 2012 il quale prevede che «il trasferimento all'estero della residenza dei soggetti che esercitano imprese commerciali, che comporti la perdita della residenza ai fini delle imposte sui redditi, costituisce realizzo, al valore normale, dei componenti dell'azienda o del complesso aziendale, salvo che gli stessi non siano confluiti in una stabile organizzazione situata nel territorio dello Stato».

In altri termini, si pagherà l'Ires (27,5%) sul maggior valore che avranno al momento della chiusura effettiva della sede fiscale italiana beni aziendali come marchi, avviamento, eccetera. Naturalmente il contribuente Fiat farà una propria stima che potrà essere accettata o meno dll'Agenzia su quanto pagare. Nel secondo caso potebbero aprirsi le vie di un complesso contenzioso.

Andrà anche verificato se troverà applicazione al caso Fiat il decreto del ministero dell'Economia del 2 agosto 2013, secondo cui le imprese possono «sospendere la tassazione della plusvalenza» sulle immobilizzazioni (marchi, avviamento), determinata in caso di trasferimento di sede all'estero in un Paese della Ue, in Islanda o in Norvegia, in attesa del futuro realizzo, cioè fino a quando per esempio, vendendo il bene non si otterrà effettivamente un guadagno dal "presunto" maggior valore iscritto in bilancio.

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