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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 13:57.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2010 alle ore 17:02.
Chiamatelo come volete, meccanismo europeo di stabilizzazione, special purpose veichle, fondo europeo di stabilizzazione o fondo monetario europeo, ma alla fine la Ue ha dovuto far propria l'idea di uno strumento di pronto intervento nelle crisi, finanziato dagli stati membri. La proposta era stata elaborata da Daniel Gros e Thomas Mayer e poi lanciata quasi un paio di mesi fa dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, in un'intervista al Financial Times. Per affrontare la crisi che, partita dalla Grecia, stava minacciando la stabilità dell'intera zona euro bisognava dotare la vecchia Europa di uno strumento di intervento che sostenesse gli stati in difficoltà finanziare. L'idea era stata vista come un moto di orgoglio comunitario da chi non voleva "ingerenze" da parte del Fondo monetario internazionale, ma in realtà il modello era proprio quello del Fmi.
Nel giro di pochi giorni però l'ipotesi di costituire un Fondo monetario europeo venne declassata a progetto di lungo periodo dal presidente della Commissione Ue, Josè Barroso, per la necessità di modificare i trattati europei he vietano i salvataggi. La vera ragione dell'accantonamento (provvisorio) era invece nell'opposizione di Angela Merkel, la cancelliera tedesca preoccupata per la crescente opposizione interna agli aiuti alla Grecia e per i risvolti elettorali interni. Un stop al proprio ministro delle Finanze, ma del tutto inutile, visto l'esito negativo per la maggioranza guidata dalla Merkel alle elezioni del 9 maggio in Nord Reno - Vestfalia.
I trattati, dunque, erano solo un paravento. Tanto è vero che, proprio il 9 maggio, il consiglio Ecofin ha potuto approvare un regolamento che istituisce un "meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria" per un importo totale di 500 miliardi di euro, cui se ne aggiungono altri 250 garantiti dal Fondo monetario internazionale. Tutto nel pieno rispetto del Trattato europeo e in particolare degli articoli 124 e 125 che impediscono i salvataggi a fondo perduto degli stati membri in default. Lo avevamo spiegato in modo articolato il 10 marzo scorso su queste pagine elettroniche evidenziando come uno strumento come il Fondo monetario europeo potesse trovare base legale nell'articolo 122, proprio quello indicato dai ministri delle Finanze nei comunicati finali del consiglio di domenica scorsa.