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Profumo: «Io e Rampl? A Madrid seduti vicini»

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2010 alle ore 08:59.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2010 alle ore 11:06.

In attesa di conoscere domani sera l'hombre del partido, nessun dubbio che l'hombre de la vigilia sia l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. Il cuore a Milano (nerazzurra), una cospicua parte di portafogli a Monaco, il ruolo super partes in questa stagione e per i prossimi due anni di main sponsor della Champions League.

«Non potevamo essere più fortunati di così per il nostro debutto. Abbiamo in finale la squadra di cui il nostro presidente Rampl è consigliere di amministrazione, nella città dove abbiamo il centro operativo in Germania, e una squadra italiana dove contiamo 7 milioni di clienti». Come è nata l'idea della sponsorizzazione? «Abbiamo cambiato il nome delle banche in tutto il centro e l'est dell'Europa, a parte l'Austria, chiamandole Unicredito. Con il nostro logo rosso e la scritta con gli stessi caratteri che abbiamo in Italia. Avevamo bisogno di farci conoscere in questi paesi, e il calcio è certamente uno dei sistemi che con maggior calore possono diffondere il brand di una grande impresa».

Si gioca a Madrid, dove i presidenti-avversari si siedono l'uno accanto all'altro, all'apparenza imperturbabili. Sarà così anche per la coppia Rampl-Profumo, o c'è pericolo di turbolenze? «Assolutamente no. Andremo insieme al Bernabeu e ci siederemo vicini». A quando risale la passione nerazzurra? «Al tempo delle elementari, a Palermo. In un torneo scolastico ci divisero in quattro squadre, con le maglie di Inter, Milan, Juventus e Palermo. Io sono negato per giocare a calcio, ma mi toccò la maglia nerazzurra e non me la sono più sfilata».

Tifoso caldo o distaccato? «Tifoso, irrazionale, che lascia sfogare tutte le passioni. Vado e torno dallo stadio in bicicletta, quelle tre ore in mezzo alla gente sono davvero molto belle da vivere». Soprattutto vincendo quasi sempre. Ma quanto avrebbe sofferto lo scudetto della Roma pensando, per l'appunto, alle sofferenze di Italpetroli verso Unicredit? «Sarebbe stato meglio perdere con la Roma che con altri. Ha fatto un grandissimo campionato, con giocatori riscattati di fatto a prezzo zero, e un allenatore bravissimo che era stato mandato via da un'altra grande squadra. Credo che anche questo sia il bello del calcio, perchè dimostra che non tutto è basato sui soldi, ma anche sulle capacità di motivare, di trascinare, di avere dietro una grande tifoseria».

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A proposito di motivare, cosa suggerirebbe a Moratti per trattenere Mourinho? «Visto che continua a sostenere di non trovarsi bene in Italia, gli farei incontrare tanti italiani che lo apprezzano, che pensano abbia fatto grandi cose, e ritengono che anche in Italia si possa star bene». I suoi idoli? «Uno è Xavier Zanetti, grande come uomo e come giocatore, poi Milito. Sarebbe bello decidessero loro la finale, come è successo domenica a Siena con il passaggio decisivo dell'uno per il gol-scudetto dell'altro. Senza dimenticare la straordinaria generosità di Eto'o, una punta che quando occorre sa fare il terzino».

Rampl non sarà così d'accordo. «Lui spera che Robben centri uno dei suoi tiri da fuori. Ma tanto, lo dico senza enfasi ma con convinzione, vinciamo noi e sarà una gran bella cosa».

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