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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 17:46.
MADRID - Non si fa nemmeno in tempo a gioire per la straordinaria stagione nerazzurra, culminata ieri con la conquista della Champions League, e quindi con la magica tripletta (campionato, coppa Italia e Champions) mai riuscita in Italia, che già si è distratti dal dopo, si è costretti a prendere atto dell' ormai imminente uscita di scena di Special One Mourinho. L'allenatore dei record, il regista del sogno nerazzurro, dopo il pianto liberatorio del Bernabeu e il regalo fatto al popolo dell'Inter può finalmente dirlo in maniera esplicita: a inizio settimana vedrà il presidente del Real Florentino Perez per parlare del nuovo progetto madridista per la prossima stagione.
Mou, dopo la vittoria, non si nasconde: «È quasi sicuramente il mio ultimo giorno all'Inter e c'è un po' di tutto, nostalgia, tristezza, qualche lacrima"."Se allenerò il Real – prosegue il portoghese - sarà perchè voglio sfide difficili e importanti e perchè il Real è un club enorme e vuole vincere cose importanti. Ma non è la maglia che vince, non sono i soldi, è la mentalità e questo è il mio orgoglio con l'Inter». Il progetto, quindi, prima di tutto, poi il mercato, che conoscendo Perez non dovrebbe essere un problema insormontabile.
In ogni caso il rapporto con l'Inter e con il calcio italiano per Mourinho sembra essersi definitamente esaurito. La conquista della Champions, oltre agli scudetti già raggiunti, era il vero obiettivo dell'uomo di Setubal, così come della famiglia Moratti. Raggiunta questa, ognuno può andare per la proria strada, come aveva già fatto capire Mou prima della finale, dicendosi per nulla interessato al mondiale per club e alla Supercoppa europea.
E poi il tecnico portoghese non ha digerito l'accoglienza riservatagli dall'ambiente calcistico italiano e non ha perso occasioni per ricordarlo, anche ieri sera: dell'Italia, «non mi è piaciuto vedere tante partite dalla tribuna, mi piace stare in panchina e quest'anno in due mesi ho visto quasi tutte le partite in tribuna e la mia squadra con dieci punti di vantaggio arrivare seconda». Probabilmente sono anche questi avvenimenti, e il sospetto di un complotto a suo danno e a danno dell'Inter, che debbono aver influito fortemente sulla decisione di Mourinho. L'idea di lasciare l'Italia era certo già stata presa dal tecnico portoghese prima della conquista della Champions (già un mese fa aveva deciso di non innovare l'iscrizione dei figli a scuola a Lugano).