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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 14:04.
Il numero uno della Bp, Tony Hayward, ha riconosciuto che la società petrolifera britannica «non era pronta» ad affrontare la gigantesca falla dal pozzo nel Golfo del Messico. In un'intervista, cui il Financial Times dedica l'apertura, il chief executive della British Petroleum afferma: «E' indubbiamente vero che noi non avevamo gli strumenti che avremmo voluto avere nella nostra cassetta degli attrezzi».
Hayward però ha sottolineato come la Bp sia riuscita finora «con successo» a contenere la macchia di petrolio lontano dalla costa sud-orientale statunitense: «Considerando quanto era grande (la macchia), ce ne è scappata molto poca». Inoltre, il capo della Bp ha sottolineato come l'esplosione del 20 aprile scorso sulla piattaforma avesse «una possibilità su un milione» di accadere, ma ammette che il rischio dovrebbe essere ridotto a uno su un miliardo.
Per fermare la marea nera ora la Bp punta sulle barriere di sabbia. Il colosso petrolifero ha annunciato che finanzierà interamente, con una spesa di 360 milioni di dollari (più di 290 milioni euro), la costruzione di sei isolotti artificiali che dovranno proteggere le coste della Louisiana.
Dopo Fitch anche Moody's ha tagliato il rating dell'azienda per i costi legati alla marea nera. L'agenzia ha abbassato il giudizio sul gigante petrolifero da Aa2 ad Aa3 mantenendo i rating sotto osservazione per un possibile ulteriore taglio. Ad avviso di Moody's, il versamento di petrolio dal giacimento Horizon «causerà costi legali e di bonifica significativi» che «peseranno in modo ingente sulla capacità di Bp di creare cash flow e ridurranno le sue capacità di focalizzarsi su altre questioni chiave del suo business».