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«Schiavone è un osso duro. Può vincere facendo giocar male l'avversaria»

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 18:42.

«La finale con Samantha Stosur può giocarsela alla pari. La Schiavone sta facendo vedere il miglior tennis della sua vita». Parola di Rino Tommasi. Uno che di questo sport se ne intende e che Francesca l'ha vista rincorrere la pallina, armata di racchetta, fin dall'inizio della carriera. L'Italia sembra accorgersi soltanto oggi di questa tennista piccolina (meno di 1,70 in un circuito fatto di donne bioniche), grintosa, che sul campo non si arrende mai.

Nel tempio della terra battuta. La Leonessa, come viene soprannominata per il carattere combattivo unito alle origini bresciane, non è certo una novellina. Tra una meno di 20 giorni, il 23 giugno per la precisione, compirà 30 anni. E anche se il grande pubblico ( ma questo è normale) pare notarla soltanto adesso che ha tutti i riflettori puntati addosso, Francesca ha già fatto parlare di sé in più di un'occasione.

Professionista dal '98, ha dimostrato subito di saper fare una cosa che di solito agli azzurri, anche a quelli che ottengono qualche risultato, non riesce mai. Andare avanti nei Majors, i quattro tornei che contano davvero. Basti pensare che già nel 2001, era riuscita ad arrampicarsi fino ai quarti del Roland Garros, impresa che - nei vari Slam - avrebbe centrato altre tre volte. Agli Us Open due anni più tardi, a Wimbledon nel 2009 e, naturalmente, quest'anno, di nuovo, a Parigi. Ve da sé che se una tennista arriva più volte ai quarti, può sperare almeno una volta di conquistare anche la semifinale. Francesca in questa occasione non si è accontentata e si è spinta fino alla finale del torneo parigino, nel tempio della terra battuta.

Settima nel ranking mondiale. Già numero 14 del ranking nel 2004, la tennista lombarda aveva mancato di un soffio la top-ten due anni dopo, chiudendo la stagione all'11esimo posto. La lista dei risultati ottenuti in una carriera più che onorevole è lunga. Due Fed Cup vinte con le colleghe capitanate da Corrado Barazzutti, tre titoli Wta in singolo, 7 in doppio, il podio mancato di un soffio alle Olimpiadi del 2004.Niente di paragonabile, però, a questa storica finale che, in caso di sconfitta, le regalerà comunque la settima posizione in classifica. E pensare che solo un anno fa, una 29enne Schiavone sembrava avviata al declino, prossima ad uscire dai primi 50 e con gli anni migliori alle spalle. Invece, proprio nel luglio del 2009, si qualificò a sorpresa per i quarti di finale a Wimbledon. In molti pensarono ad un exploit quasi fuori tempo massimo, un bell'acuto per concludere la carriera.

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Oggi sappiamo quanto fosse sbagliata la previsione. Francesca non sta solo vivendo una seconda giovinezza, sta giocando come non aveva mai fatto prima d'ora e sta raccogliendo oggi i risultati più importanti. Una storia che ha dell'incredibile. Chiediamo, allora, qualche spiegazione ad un esperto come Rino Tommasi. « Oggi sembra che tutta l'Italia si sia accorta che c'è un torneo che si chiama Roland Garros…», ridacchia il celebre commentatore di Sky. «Proprio perché la Schiavone è arrivata al successo così tardi e che il risultato giunga così inatteso credo che davvero Francesca possa vincere anche la finale di domani».

Perché dovrebbe essere un fatto positivo?
«Perché la Schiavone oggi sta giocando il suo miglior tennis di sempre. Non l'ho mai vista esprimersi a questi livelli. Per questo credo che la sfida con la Stosur possa essere alla sua portata».

Arrivarci così tardi, però, può anche creare una certa ansia. La nostra giocatrice potrebbe viverla come una specie di ultima occasione. Ora o mai più, insomma.
« La sua situazione non è molto diversa da quella della sua avversaria. Nemmeno Samantha Stosur è una ragazzina alle prime armi e neppure lei avrebbe mai sognato di arrivare così in alto. Da questo punto di vista, sono davvero sullo stesso piano. Nessuna delle due ha mai giocato una finale in un torneo del Grande Slam. Credo che per Francesca, questo possa rivelarsi addirittura un punto di forza. Mi spiego: ho detto spesso che per me la classe è la capacità di giocare bene nei momenti fondamentali. Ecco, Francesca ha fatto vedere il tennis più incisivo di una carriera intera, nei due match più importanti della sua vita. Questa è una dimostrazione di classe».

La nostra tennista non è dotata di colpi devastanti, conclusivi. Eppure, in diverse occasioni, è riuscita a vincere anche con le prime del mondo. Perché?
Rino Tommasi sorride: «Per un semplice motivo. Lei ha una dote fondamentale, che a tante altre manca. Riesce a far giocare male le sue avversarie».

Contro la Stosur, dunque, farà meglio a giocare all'attacco come con la Wozniacki, oppure visto che incontrerà un'attaccante dovrà cercare di difendersi e magari cambiare spesso il ritmo del gioco?
«Non credo che nessuna delle due stia elaborando una strategia particolare e dettagliata. La Schiavone sa giocare da fondo ma è anche capacissima di scendere a rete se ce n'è bisogno. Dopo tutto, sono due tenniste esperte e sapranno che cosa fare quando si troveranno in campo».

Un fattore fondamentale potrebbe essere quello emotivo?
«Naturalmente. Ma anche da questo punto di vista credo che siano alla pari, se pensiamo alle loro storie personali. Certo se guardiamo alla storia tennistica dei loro Paesi le cose cambiano. L'Australia è una terra che ha sfornato fior di campioni. Tra gli uomini, ma anche in campo femminile dove, per esempio, ha avuto una campionessa del calibro di Margaret Smith Court. Francesca Schiavone, invece, avrà sulle spalle tutto il peso di una storia tennistica poverissima di successi, le attese e le aspettative dopo anni e anni di frustrazioni.»

I precedenti tra le due purtroppo non sono confortanti...
«Conduce l'australiana per 4 a 1, è vero. Ma nessuna di loro è mai arrivata così in alto, non a caso all'estero giudicano questa come una finale "povera". A noi, naturalmente, va benissimo così! Ad ogni modo, secondo me sarà come si giocasse un incontro nuovo, diverso da tutte le sfide precedenti. Per tutti questi motivi sono convinto che Francesca abbia davvero le carte in regola per giocarsi la partita più importante della sua vita».

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