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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 12:30.
Evasione fiscale internazionale. Nel mirino della Guarda di Finanza ci sono 280 imprese italiane tra le quali due società di calcio di serie A, Udinese e Catania e tre di serie B. Ammonterebbe a oltre 150 milioni la somma evasa all'estero. A partire dalla mattinata sono in corso centinaia di perquisizioni in tutta Italia da parte delle Fiamme Gialle alla ricerca delle prove dell'evasione multimilionaria. 100 reparti del corpo stanno setacciando sedi aziendali allo scopo di ricercare elementi di prova circa l'utilizzo, da parte delle società italiane coinvolte, di fatture per operazioni inesistenti.
Le attività odierne costituiscono lo sviluppo di un'inchiesta della procura di Milano, che lo scorso 27 ottobre aveva portato alle ordinanze di custodia cautelare in carcere di un faccendiere svizzero, di tre suoi collaboratori e di un funzionario di un istituto di credito elvetico, per riciclaggio all'estero di somme provenienti da appropriazione indebita ed evasione fiscale. Il filone investigativo relativo all'evasione fiscale, diretto dal pm Carlo Nocerino, ha permesso di svelare che l'associazione gestiva una serie di società estere costituite al fine di permettere alle società italiane la creazione di fondi neri all'estero.
L'imprenditore o il libero professionista italiano si metteva in contatto (direttamente o per mezzo di un intermediario, spesso un commercialista o da un avvocato cui veniva riconosciuta una percentuale del 2-3% del risparmio fiscale), con il faccendiere svizzero o qualcuno della sua struttura al fine di rappresentare le proprie esigenze. A seconda della richiesta del cliente e del settore in cui questo operava (società di calcio, editoriali, di comunicazione, di intermediazione, di produzione di beni, di diffusione di materiale pornografico), veniva fornita la struttura straniera adeguata con la quale sottoscrivere un contratto di collaborazione, che giustificava il flusso finanziario in uscita per l'estero e l'abbattimento del carico tributario in Italia.
Le società messe "a disposizione" (con sedi in Austria, Olanda, Inghilterra e Svizzera) concludevano, così, contratti fittizi, emettendo documenti e fatture false e veicolando il denaro su conti correnti aperti presso banche svizzere, dopo altri passaggi solo cartolari attraverso l'interposizione di ulteriori società, collocate in paesi off-shore (ad esempio Panama e Isole Vergini). Inoltre, in base alle esigenze della clientela, la struttura svizzera assicurava anche il trasferimento dalla Confederazione elvetica all'Italia delle somme di denaro di volta in volta richieste dai clienti, attraverso l'impiego di "spalloni", che utilizzavano la sede italiana della società svizzera per gli incontri con la clientela.