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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2010 alle ore 17:38.
Black out dell'informazione il 9 luglio, giornali e tg listati a lutto, manifestazioni davanti alle sedi istituzionali. Il mondo dell'informazione si mobilita contro il ddl intercettazioni approvato dal Senato e che ora passa alla Camera in terza lettura. Iniziative messe in campo, dice Franco Siddi, segretario della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, «per significare con immeditatezza l'allarme grave che si pone non per questo o quel cittadino di destra o di sinistra, ma per il corretto svolgersi del circuito democratico». Sul piede di guerra anche la Fieg, la federazione degli editori.
«È una legge illogica, immorale, illiberale», dice Siddi che avverte il governo: «La blindatura alla Camera è un atto contro l'opinione pubblica». E ricorda le proposte avanzate dal sindacato, ma respinte dall'esecutivo per l'introduzione di un'udienza-filtro e di un giurì per la lealtà dell'informazione. La prima avrebbe potuto prevedere la possibilità di stralciare dagli atti pubblici e pubblicabili i capitoli estranei o meritevoli della tutela di riservatezza. La seconda sarebbe stata chiamata a pronunciarsi entro 3-5 giorni dai casi di reale violazione della privacy. «Non vogliamo "sputtanopoli", ma nemmano che venga espropriata la libertà dei cittadini», precisa Siddi.
Anche la federazione editori esprime «la sua ferma protesta», chiedendo la pubblicazione di un comunicato, con la veste grafica di un necrologio, in prima pagina sui quotidiani di sabato. «Il testo licenziato dal Senato non realizza l'obiettivo dichiarato di tutelare la privacy - si legge -, ma ha semplicemente un effetto intimidatorio nei confronti della stampa. Ne sono dimostrazione le pesantissime sanzioni agli editori».
Numerosi i quotidiani di informazione che aderiscono, in modi diversi, alla protesta.
Repubblica in prima pagina ha pubblicato il post-it contro «la legge bavaglio», su La Stampa la rubrica Buongiorno di Massimo Gramellini e Jena sono uscite in bianco. Corriere della Sera, Messaggero e Il Sole 24 Ore sono intervenuti con un editoriale in prima pagina. L'Unità ha titolato a tutta pagina: «Approvata la legge bavaglio». Il Fatto quotidiano ha listato a lutto la testata rossa. Stessa scelta per Sky Tg 24 che sulla fascia nera ha scritto: «contro la legge bavaglio sulle intercettazioni». Anche Finegil e Elemedia hanno aderito alla campagna. I comitati di redazione del Tg5, del Tg4, di Studio Aperto, di News Mediaset, di Sport Mediaset e di Videonews in un comunicato congiunto hanno preso posizione contro il ddl: «Sarebbe una limitazione al diritto di cronaca, alla libertà d'informazione e dunque al diritto di tutti i cittadini di essere informati». L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha ricordato: «Avevamo chiesto con forza al Senato di fermarsi, di non approvare una legge liberticida. Così non è stato. Ora il nostro appello è rivolto alla Camera e ai deputati: ripensateci!». L'associazione Articolo 21 chiede «una grande iniziativa unitaria». «Il voto di fiducia imposto al Senato - dice in una nota il portavoce, Giuseppe Giuliettii - è stato un voto di sfiducia contro la Costituzione e contro lo stato di diritto». E propone « una grande manifestazione nazionale» che riesca «a coinvolgere persino quelle associazioni e quei cittadini di destra che in queste ore, sulla rete per esempio, stanno manifestando un crescente disagio».