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L'Europa lancia l'operazione verità sui conti delle banche. Sul debito passa la linea italiana

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 20:09.

Una vicenda come quella greca non sarà più possibile. D'ora in avanti le organizzazioni bancarie dovranno infatti dimostrare di avere capitale sufficiente a reggere l'impatto di un ambiente economico più difficile rispetto a quanto attualmente previsto. Entro fine luglio ognuno dei 27 paesi dell'Unione dovrà pubblicare i risultati degli stress test sul sistema bancario. L'intesa è stata trovata al Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo, riunito oggi a Bruxelles. Lo ha confermato il presidente del vertice europeo, Herman Van Rompuy, durante la conferenza stampa conclusiva, precisando che «i risultati dovrannno essere pubblicati banca per banca, al più tardi nella seconda parte del mese di luglio». Il premier spagnolo José Zapatero ha difeso totalmente la decisione presa dal vertice Ue. Parlando come presidente di turno ha ricordato che la Spagna aveva chiesto nei giorni scorsi che fosse presa la decisione di pubblicare «in tutti i paesi i risultati degli stress test: la mancanza di fiducia si può contrastare solo con il massimo della trasparenza e questo faremo».

Il Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo ha anche deciso di introdurre una serie di tasse sugli istituti bancari dei rispettivi Paesi. Imposte che dovranno essere coordinate a livello europeo per evitare distorsioni competitive, con introiti trattenuti a livello dei singoli Stati. Particolarmente soddisfatti la cancelliera tedesca, Angela Merkel - «Giusto tassare chi ha messo a rischio il mercato» - che assieme al presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, aveva anche rilanciato l'idea di una tassa sulle transazioni finanziarie. E proprio la Merkel ha messo in chiaro che se anche il G 20 non dovesse appoggiarla, la Ue andrà avanti da sola e la tassa potrebbe entrare in vigore già nel 2012.

L'Europa presenta il conto della crisi. Su questo aspetto, i leader dei 27 si sono detti «d'accordo sull'introduzione di meccanismi di prelievo e tasse sugli istituti finanziari». «Tale dispositivo - si precisa nel documento finale del Consiglio - dovrà permettere di garantire una suddisvisione equilibrata del fardello della crisi e la creazione di incentivi che limitano in futuro i rischi sistematici». L'ipotesi della tassa – ha assicurato il presidente francese, Nicolas Sarkozy – sarà portata al prossimo G20 di Toronto del 26 e 27 giugno.

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Sul debito passa la linea italiana. Il Consiglio ha anche accolto le richieste del Governo italiano sulla vicenda del debito aggregato. Nel documento finale si dice, infatti, che la sorveglianza sui bilanci pubblici dei paesi europei guarderà con molta più attenzione al livello e all'evoluzione dei debiti, considerando anche la sua sostenibilità complessiva. Il presidente Van Rompuy ha affermato che le conclusioni del summit prevedono implicitamente l'inclusione del debito privato, accanto a quello pubblico, nella valutazione della sostenibilità dei conti pubblici dei paesi membri. Come voleva, appunto, l'Italia. E come era previsto nel testo originario del Patto di stabilità e di crescita.

Il Consiglio europeo ha anche registrato la prima apparizione del premier britannico, David Cameron, che ha confermato l'impegno del Regno Unito sul fronte europeo, sottolineando però come Londra non rinuncerà alla difesa «dei propri interessi nazionali e delle proprie linee rosse». «Il Regno Unito - ha detto Cameron - sta giocando un ruolo molto positivo, impegnato ed attivo all'interno della Ue e perchè questo summit abbia successo. Ma naturalmente - ha aggiunto - difenderemo sempre i nostri interessi nazionali e le nostre linee rosse nazionali. Anche se siamo consapevoli del bisogno che in Europa torni la crescita e la fiducia. Questa deve essere la priorità dell'agenda»

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