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Stop del Quirinale sul legittimo impedimento per Brancher. Il pm in aula: mi sento preso in giro

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 18:32.

«Mi sento preso in giro da Brancher che oggi doveva essere in aula: non c'è nessun legittimo impedimento». Ha esordito così, davanti al giudice Anna Maria Gatto, il pm Eugenio Fusco che rappresenta l'accusa nel processo stralcio a carico del neoministro Aldo Brancher accusato di appropriazione indebita e ricettazione. Il processo è ripreso stamane al tribunale di Milano. «So che Brancher è un ministro senza portafoglio - ha spiegato Fusco - ma non so con quali deleghe perché nel documento della presidenza del Consiglio non ci sono scritte: come posso immaginare i suoi impegni istituzionali non rinviabili? Che abbia almeno la bontà di precisare quali sono le sue deleghe». Prima del pm, erano intervenuti i due avvocati del neoministro che hanno ribadito la richiesta di legittimo impedimento.

Ieri, però, anche il Quirinale aveva stoppato la possibilità del neoministro Aldo Brancher di avvalersi dello scudo giudiziario previsto dalla legge perché impegnato nell'organizzazione del nuovo dicastero. «Non c'è nessun nuovo ministero da organizzare in quanto l'on. Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio». Dopo qualche ora era poi arrivata la replica di Brancher. «Non mi dimetto, sabato (giorno della ripresa del processo a suo carico, ndr) sarò in ufficio tutto il giorno a lavorare. Sono preso da un milione di cose ma intanto voglio capire perché sono state date queste interpretazioni su un documento che nessuno conosce ma che è stato tradotto da qualcuno in una richiesta di rinvio dell'udienza perché impegnato a organizzare l'ufficio del nuovo ministero. Ma non è così». Poi Brancher ha garantito di essere disponibile a presentarsi davanti ai giudici il prossimo 29 luglio e non più il 17 ottobre come aveva chiesto in un primo momento.

Intanto il premier Silvio Berlusconi, in Canada per il G8 e il G20, ha scelto di non commentare la vicenda. «Gli ho consegnato personalmente i dispacci - ha spiegato il portavoce Paolo Bonaiuti - e da parte del presidente non c'è stato alcun commento né in quel momento né successivamente». Tranchant invece il leader della Lega, Umberto Bossi. Invocare subito il legittimo impedimento «mi sembra poco furbo. Fare una cosa del genere è come mettersi al muro e farsi sparare», ha commentato Bossi a proposito delll'istanza di legittimo impedimento avanzata dai legali del neoministro. Alla domanda se quella del neoministro sia stata una nomina strumentale, Bossi, che ha parlato a margine di una festa del Carroccio ha replicato: «È una nomina di uno del gruppo di Berlusconi, di uno del Pdl. Prima Berlusconi lo aveva messo a fare il sottosegretario». E poi: «Il Colle è il punto che tiene in equilibrio lo Stato» e l'istanza di legittimo impedimento «andrà valutata comunque».

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Giovedì i legali di Brancher avevano depositato la richiesta di rinvio del processo a carico del ministro motivandola con la necessità di organizzare il nuovo dicastero. Con il legittimo impedimento Brancher aveva chiesto la sospensione del processo fino al prossimo 7 ottobre. Dopo la nota del Quirinale, i legali avevano comunque chiarito le motivazioni che accompagnano la richiesta di legittimo impedimento. «Sarà discussa domani in aula da un punto di vista tecnico» ha detto uno degli avvocati di Brancher, Filippo Dinacci. Il quale ha poi precisato che, nella lettera della presidenza del Consiglio allegata alla richiesta di legittimo impedimento, si fa riferimento al numero dei disegni di legge in tema di riforme allo studio dello stesso Brancher e non, in senso stretto, alla necessità di organizzare il ministero. L'altro legale di Brancher, Piermaria Corso, ha quindi aggiunto che «tutte le questioni procedurali saranno esaminate domani nel corso del dibattimento. Se qualcuno riterrà di introdurre nella discussione i rilievi posti dal Quirinale sarà il giudice a valutarli».

L'opposizione ha chiesto, per bocca del vicesegretario del Pd, Enrico Letta, le dimissioni di Brancher. «Le parole del Quirinale sono un macigno. Solo le dimissioni del ministro Brancher possono sanare questo scandalo. Le chiediamo per il bene del paese e per il rispetto delle istituzioni». E anche i dipietristi auspicano un passo indietro del ministro. « L'Idv chiede le immediate dimissioni di Aldo Brancher - sottolinea Antonio Di Pietro - e, per questo, presenterà una mozione di sfiducia». (Ce. Do.)

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