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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2010 alle ore 10:00.
Il costo della corruzione nella pubblica amministrazione grava anche sui neonati. Ogni anno il "tributo" pro-capite dei residenti italiani sull'altare delle tangenti e dei reati riconducibili ai reati corruttivi, oscilla tra 828 e 994 euro. Il peso complessivo si aggira dunque ogni anno tra 50 e 60 miliardi senza contare, come disse il 25 giugno l'ex procuratore generale della Corte dei conti, Furio Pasqualucci, il danno d'immagine.
Alla tassa occulta miliardaria – calcolata per la prima volta nel rapporto presentato al Senato il 2 marzo 2009 dal Servizio anticorruzione e trasparenza (Saet) della Presidenza del consiglio – bisogna aggiungere dunque il costo dei mancati investimenti esteri a causa degli alti indici di corruzione che, secondo il barometro di Transparency international, collocano l'Italia al 63esimo posto nel mondo (vedi il fondo di Guido Tabellini sul Sole-24 Ore di domenica 4 luglio).
La stima dell'effetto della corruzione sugli investimenti esteri è un esercizio complesso ma gli studi internazionali negli ultimi anni non sono mancati. Transparency international ha affidato a Virginio Carnevali proprio questa analisi. Cifre sull'Italia non ce ne sono ma è sintomatico quanto si legge nel rapporto, vale a dire che gli effetti sono sostanzialmente simili in tutti i paesi. «Per ogni grado di aumento del livello di corruzione – scrive Carnevali – si ha una riduzione del 16% nel flusso degli investimenti stranieri diretti».
Nel riportare uno studio del Fondo monetario internazionale, Transparency Italia sottolinea che «il miglioramento della deviazione standard nell'indice di corruzione provoca un aumento degli investimenti pari al 5% del prodotto interno lordo e la crescita annuale del Pil pro-capite aumenta di mezzo punto percentuale».
Come se non bastassero il prelievo coatto nel portafoglio degli italiani e la riduzione degli investimenti stranieri, il terzo salatissimo prezzo economico pagato dagli italiani alla corruzione è l'alterazione della composizione della spesa pubblica e a essere contratta, scrive Carnevali, «è in particolare la quota di spesa per l'istruzione». Come a dire il futuro del paese. Un concetto caro anche al Servizio anticorruzione, che nel rapporto consegnato al Senato scriveva che «si rischia di uccidere la fiducia nelle istituzioni e rubare la speranza nel futuro alle generazioni di giovani, cittadini e imprese».