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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 17:32.
L'atteso aggiornamento della legge vaticana che regola i delitti più gravi (il Motu Proprio di Giovanni Paolo II «Sacramentorum sanctitatis tutela» del 2001) è arrivato. La Congregazione per la Dottrina della fede ha infatti pubblicato oggi il testo che stabilisce nuove norme anche sugli abusi sessuali che coinvolgono esponenti del clero cattolico. In particolare si prevedono procedure più rapide per affrontare con efficacia le situazioni più urgenti e gravi; si consente l'inserimento di laici nel personale dei tribunali ecclesiastici; si eleva la prescrizione da dieci a venti anni; si equiparano l'abuso sui disabili mentali a quello sui minori; si introduce il delitto di pedopornografia («acquisizione, detenzione e divulgazione da parte di membri del clero di materiale pornografico avente oggetto minori di 14 anni»); si inseriscono cardinali e vescovi tra le persone che possono essere indagate».
Benedetto XVI ha approvato queste norme il 21 maggio scorso, ma ci sono voluti altri due mesi di lavoro per rifinire il tutto e per stabilizzare definitivamente la normativa che rafforza le competenze della Dottrina della fede affinchè a livello locale sia sempre più difficile insabbiare eventuali situazioni delittuose. Trattandosi di norme interne all'ordinamento giudiziario della Chiesa, non si fa riferimento esplicito al tema della denuncia alle autorità civili anche se, precisa il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, «l'adempimento di quanto previsto dalle leggi civili fa parte delle indicazioni impartite dalla Congregazione per la Dottrina della fede fin dalle fasi preliminari della trattazione dei casi di abuso». La Congregazione sta inoltre lavorando a ulteriori indicazioni per gli episcopati, continua padre Lombardi, «affinchè le direttive da essi emanate in tema di abusi sessuali su minori da parte del clero o in istituzioni connesse con la Chiesa siano sempre più rigorose, coerenti ed efficaci».
Non di soli abusi sessuali si parla però nel nuovo documento. Nel novero delle materie più gravi, e come tali da perseguire più aspramente, si inseriscono anche i delitti contro la fede (eresia, apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti i vescovi delle singole diocesi, ma la Congregazione diventa competente in caso di appello; la registrazione e divulgazione con l'inganno delle confessioni sacramentali; l'attentata ordinazione sacerdotale delle donne.