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Un Pdl formato polveriera. P3, Marra verso il trasferimento

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 18:54.

È ancora troppo presto per conoscere il menù del summit agostano voluto dal Cavaliere. Il suo alleato più fedele, Umberto Bossi, si dice però certo di una cosa. «Berlusconi se la caverà. Una mattina si alzerà e scoprirà di avere la spada ancora affilata e la utilizzerà». Di teste da tagliare il premier ne avrebbe tante. A cominciare da quella del presidente della Camera, Gianfranco Fini, verso cui Berlusconi è sempre più adirato.

Ma quella del co-fondatore del Pdl non è l'unica casella che Berlusconi vorrebbe liberare.Le inchieste giudiziarie sulla nuova P3 e il tam tam mediatico hanno fatto emergere d'un colpo le lacerazioni profonde rimaste finora sotto il tappeto. E che vedono contrapposte vere e proprie fazioni alla ricerca di potere e poltrone. Da un lato, c'è la vecchia guardia forzista, quella, per intenderci, che fa capo ai fedelissimi della prima ora: dal ministro-poeta Sandro Bondi, al capogruppo della Camera Fabrizio Cicchitto, a Maurizio Lupi, a Gaetano Quagliariello. Fino a Denis Verdini, di nuovo nell'occhio del ciclone.

Poi ci sono i vecchi colonnelli di Alleanza nazionale che hanno scelto di stare con Berlusconi sconfessando pubblicamente il loro vecchio leader: da Ignazio La Russa, a Maurizio Gasparri, ad Altero Matteoli. Quindi, più defilati, ma decisi a farsi spazio nel partito e nei posti che contano, la nuova ala di giovani ex forzisti riuniti sotto le insegne di Liberamente: Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Franco Frattini. E ancora Mario Valducci e il sottosegretario Gianfranco Miccichè. Un gruppo che maldigerisce l'attuale assetto del triumvirato e che vorrebbe un colpo di spugna netto con un unico coordinatore.

L'idea, in verità, era stata partorita inizialmente proprio da Silvio Berlusconi. Che, dopo i primi assalti giudiziari ai vertici del Pdl, aveva cominciato ad accarezzare il progetto di azzerare tutto e assegnare il partito al fido Sandro Bondi. Ora quell'ipotesi è rispuntata e sulla genesi circolano più versioni. C'è chi dice che sia stato lo stesso Cavaliere a ritirarlo fuori per superare l'empasse del momento. Chi, al contrario, sostiene che l'idea sia stata recuperata dai "berluscones" più giovani per provare ad affondare la vecchia guardia approfittando delle debolezze giudiziarie. Sia come sia, Berlusconi ad agosto dovrà trovare una soluzione. Con il rischio, assai concreto, di scontentare i suoi pretoriani che premono per mantenere lo status quo. Il Cavaliere, però, vuole imprimere una svolta e sembra intenzionato ad azzerare sia vertici nazionali che quelli regionali. Perché il Pdl non si sta logorando solo all'ombra dei palazzi romani, ma anche nelle periferie.

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Tags Correlati: AN | Camera dei deputati | Campania | Gianfranco Miccichè | Lega | Lombardia | Mariastella Gelmini | Mario Landolfi | Mario Valducci | PDL | Politica | Polverini | Silvio Berlusconi | Stefania Prestigiacomo | Stefano Caldoro

 

La Campania è il caso più eclatante. Per ora l'ex sottosegretario Nicola Cosentino è stato confermato alla guida del partito dopo il ciclone sul presunto complotto ai danni di Stefano Caldoro. Ma i suoi nemici lo attendono al varco e il rischio è che il partito esploda a causa delle profonde lacerazioni che dividono l'ala di Cosentino e Mario Landolfi da quella di Mara Carfagna e di Italo Bocchino. Il Cavaliere sa bene che il Pdl campano è una polveriera e non può permettersi di tirarla per le lunghe anche perché in ballo c'è la poltrona di sindaco di Napoli nelle amministrative 2011.

Tra i casi cui il Cavaliere vorrebbe mettere mano c'è poi quello del Lazio dove il partito ha vissuto lo psicodramma dell'esclusione della lista del Pdl nelle ultime elezioni. Lì, dopo la vittoria della Polverini, si era fatta strada l'ipotesi di un commissariamento del partito con Maurizio Gasparri chiamato alla difficile missione. L'annuncio, però, provocò la sollevazione dei coordinatori regionali e provinciali e non se ne fece nulla. Le divisioni tra ex forzisti ed ex aennini sono però rimaste e urge trovare una soluzione.

Anche nella sua Lombardia, poi, i problemi non mancano. La Lega sta erodendo sempre più spazi e il rischio è che il Carroccio arrivi a rivendicare per sé la poltrona di sindaco di Milano. La Moratti si è detta certa della ricandidatura, ma il Pdl si sta sfilacciando a causa delle lotte intestine tra i vari potentati. Insomma, il partito è ovunque logorato da personalismi e correnti, malgrado i richiami di Berlusconi. Che, per spazzarli via, dovrà usare ad agosto una spada davvero ben affilata.

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