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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 20:33.
Nel giorno in cui i finiani portano a casa un primo significativo risultato sul ddl intercettazioni, il presidente della Camera,Gianfranco Fini, lancia un messaggio chiaro al premier Silvio Berlusconi. «La sua leadership è indiscussa - spiega l'ex leader di An parlando ai dirigenti abruzzesi di Generazione Italia - ma non possiamo pensare di passare dal centralismo burocratico a quello carismatico, dove c'è uno solo che pensa per tutti: questo è inaccettabile, la democrazia è un'altra cosa e non può valere il "dopo di me il diluvio".
Il cofondatore del Pdl ribadisce quindi i suoi paletti, gli stessi che aveva piantato nel corso della direzione nazionale dell'aprile scorso.Quando, in diretta tv,si consumò la frattura con il Cavaliere dopo che Fini aveva sottolineato l'esigenza di una gestione più democratica del Pdl. Ora il presidente della Camera torna a chiedere che nel partito si possa discutere ed eleggere le strutture, a partire da quelle locali «come si fa nei partiti democratici», per decidere «chi ha i mezzi, le capacità e la credibilità per dirigerlo: per questo è venuto il momento di fare il congresso».
A Berlusconi e ai suoi uomini, poi, il presidente della Camera ribadisce anche la sua intenzione di non abbandonare il partito. «Nel Pdl - avverte Fini - siamo entrati in modo convinto, vogliamo continuare a rimanere. Il Pdl è la nostra casa politica, ma bisogna fare molto per migliorarlo». Quanto alla richiesta del direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che ieri lo aveva invitato a togliere il disturbo Fini è chiarissimo. «Non gli daremo questa soddisfazione».
Il cofondatore del Pdl rivendica quindi la battaglia portata avanti in Parlamento e nel partito sul ddl intercettazioni («era giusto farla»). «I giornali - aggiunge - sono una garanzia di libertà, voglio continuare a vivere in un paese nel quale un giornale scrive quello che vuole, assumendosi le proprie responsabilità. Nel quale un giornale scrive se ci sono indagini in corso, mentre c'è il giusto divieto a pubblicare le chiacchiere e il gossip». Poi, subito dopo, rimbrotta la maggioranza sul tema, a lui sempre caro, della legalità nel pieno delle inchieste giudiziarie che hanno investito i vertici del Pdl. «La politica è interesse della polis - chiarisce ancora Fini - dobbiamo essere intransigenti verso chi ha della politica un'altra logica». Quanto alla questione morale interna al partito, l'ex leader di An è netto. «So che il Pdl tradirebbe la sua missione se non facesse sentire alta la sua voce nei confronti di chi si mette sotto l'ombrello del potere per fare gli affari propri». Nel Pdl, chiosa Fini, «il garantismo non sia giustificazionismo». (Ce. Do.)