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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 20:23.
Nel confronto politico militare in corso da alcuni mesi nelle acque intorno alle coste coreane gli Usa sembrano mostrano i muscoli per contrastare la crescente aggressività di Pyongyang e l'ostruzionismo di Pechino. Nell'ambito di uno scontro a metà tra la partita a scacchi e la battaglia navale Stati Uniti e Corea del Sud hanno annunciato l'avvio di manovre navali congiunte e "difensive" a partire da domenica prossima, per dissuadere la Corea del Nord da un comportamento "aggressivo".
Si tratta del primo timido passo concreto dopo l'affondamento della nave; militare sudcoreana Cheonan, colpita da un siluro di fabbricazione cinese lanciato da un sottomarino nordcoreano come ha dimostrato la perizia internazionale effettuata da esperti di cinque Paesi sul relitto sul quale il 26 marzo scorso morirono 46 uomini d'equipaggio.
L'assenza di ritorsioni militari contro Pyongyang ha indebolito la posizione militare statunitense nella Penisola Coreana e poco sembrano poter influire le sanzioni di Washington preannunciate dal ministro degli Esteri di Seul, Yu Myung-hwan.
La Corea del Nord, che ha negato ogni responsabilità nell'affondamento, è un Paese da tempo al collasso economico con la popolazione che sopravvive a fatica e solo grazie agli aiuti alimentari internazionali. Il Consiglio di Sicurezza ha già varato una stretta con il regime comunista adottando nel 2009 la risoluzione 1874, che impedisce a Pyongyang qualsiasi tipo di commercio possa essere riconducibile, direttamente o meno, alle armi, come risposta al secondo test nucleare del 26 maggio 2009. Il Segretario alla Difesa americano, Robert Gates, in visita a Seul da due giorni, ha anticipato che ''domani si recherà con il segretario di Stato Hillary Clinton'' in visita alla Demilitarised Zone (DMZ), la striscia di confine larga 4 chilometri, che separa le due Coree all'altezza del 38° parallelo dopo la fine della guerra del 1959-53.
Pyongyang ha già fatto sapere di considerare le manovre navali coreano-americane una ''pericolosa minaccia di guerra'' ma anche Pechino alza la voce contro le "provocazioni" di Washington nel Mar Giallo nascondendo a fatica l'aspirazione cinese di allargare la propria crescente area d'influenza marittima alle acque coreane. Giovedì scorso il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino aveva fatto sapere che la Cina "è risolutamente contraria a qualsiasi attività nel Mar Giallo suscettibile di minacciare la sicurezza della Cina". ma Gates e il ministro della Difesa sudcoreano, Kim Tae-young, hanno cercato di gettare acqua sul fuoco rispondendo che. "non c'è alcuna provocazione".