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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 16:26.
Il Senatur Umberto Bossi propone che l'Irpef e l'Iva siano «girate nelle casse dei Comuni». «La situazione è difficile». Alla festa della Lega Nord di Soncino (Cremona) ieri sera il leader del Carroccio ha detto che «la Lega ha già portato a casa 15 miliardi per i Comuni, ma bisogna trovare l'accordo con Tremonti e vedrete che ce la farò. Potrebbero girare nelle casse dei nostri Comuni l'Irpef e anche l'Iva, anche se in questo caso la situazione è più difficile».
Tutto falso, dice il ministro per la Semplificazione normativa, Calderoli. «La solita tempesta in un bicchiere d'acqua. Poco fa, chiacchierando con Umberto Bossi, abbiamo riso insieme della sciocchezza sul federalismo fiscale riportata oggi da un quotidiano locale, e ripresa poi dalle agenzie di stampa, secondo cui, l'Irpef e l'Iva sarebbero state destinate ai comuni, quando invece, nel nostro progetto, questi tributi saranno parzialmente ad appannaggio delle regioni. I tributi destinati ai comuni saranno quelli relativi agli immobili, con l'esclusione della prima casa, come già anticipato dal ministro Tremonti nella sua relazione al parlamento».
Il federalismo, ha detto Bossi, è alle porte. «Questo - ha aggiunto - è l'obiettivo di questa estate: il federalismo fiscale, non vado nemmeno in ferie se non chiudo la partita e sapete che io sono un uomo di parola: piano piano porteremo a casa quello che si può. Tranquilli fratelli padani: il federalismo è alle porte».
Immediata la risposta del Pd. «Bossi vuole convincere Tremonti a girare nelle casse dei comuni l'Irpef e anche l'Iva? O Bossi ha preso in giro i comuni o, cosa molto più probabile, è stato lui a essere preso in giro da Tremonti». Boccia spiega che il leader del Carroccio «dovrebbe sapere che l'imposta che finanzierà il federalismo, secondo la legge delega approvata in parlamento, é l'Iva e che l'Irpef non si tocca perché é l'unica imposta redistributiva del nostro paese e resterà nelle mani dello stato centrale».
Tutto questo, spiega l'esponente democratico, è «scolpito nella legge delega sul federalismoed è la sintesi dell'accordo ottenuto proprio dal partito democratico, che non a caso dopo quella battaglia vinta si astenne. Ad oggi ai sindaci - conclude - è stato ritagliato il solo ruolo di esattori. Saranno loro infatti, se non cambiano le tesi di tremonti su comuni e regioni, ad aumentare le tasse dal 1° gennaio dall'anno prossimo». (N.Co.)