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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 10:53.
Denis Verdini ha rassegnato le dimissioni da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino. Ad annunciarlo è lo stesso coordinatore del Pdl in una lettera inviata ai vertici dell'istituto il 23 luglio scorso e resa nota stamane. Poco dopo anche il consiglio di amministrazione della banca si è dimesso ribabendo «di aver condiviso la totalità delle scelte» operate da Verdini. Che si trova da quattro ore a colloquio con i magistrati della procura di Roma che lo indagano per violazione della legge Anselmi nell'inchiesta sulla P3, oltre che per corruzione in quella sugli appalti per l'eolico.
Intanto, però, attorno al coordinatore del Pdl si stringe il cerchio. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha chiesto pubblicamente che Verdini faccia un passo indietro intervenendo telefonicamente alla convention campana dei circoli di Generazione Italia. «La difesa della legalità deve essere una bandiera dell'azione politica del Pdl - dice l'ex leader di An -. In questo senso occorre distinguere la giusta tutela del garantismo, perché si è innocenti fino al terzo grado, dall'opportunità, in certi casi, di continuare a mantenere incarichi politici quando si è indagati». Poco prima era stato il viceministro finiano Adolfo Urso ad auspicare le dimissioni del coordinatore del Pdl. Difeso invece a spada tratta dall'ex colonnello di An e coordinatore, Ignazio La Russa. «Verdini sulla sua parola d'onore mi ha detto che non ha commesso nessun reato e io ho il diritto-dovere di credergli».
Nella missiva inviata il 23 luglio ai membri del cda della banca, il coordinatore del Pdl ha spiegato comunque le motivazioni della sua decisione. «In questi mesi - scrive Verdini - si è abbattuta sulla mia persona e, indirettamente, sul Credito cooperativo fiorentino, una tempesta mediatica e giudiziaria di ampie proporzioni rese certamente più eclatanti dal ruolo politico che rivesto. Sono assolutamente certo di poter dimostrare, e lo farò nelle sedi opportune, la mia estraneità da ogni illecito che mi viene in questa fase addebitato. Tuttavia devo prendere atto che la rilevanza assunta dai fatti che mi vengono imputati - rilevanza che va bene al di là del merito stesso dei problemi - rischia di gettare un'ombra sulla banca».